Ricoveri e rianimazioni, braccio di ferro sui numeri da zona gialla. Come cambiano i parametri per le restrizioni da Covid

La clinica di rianimazione all'ospedale regionale di Torrette
La clinica di rianimazione all'ospedale regionale di Torrette
di Martina Marinangeli
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Giovedì 22 Luglio 2021, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 15:15

ANCONA - La guerra dei numeri per evitare le restrizioni per la pandemia di Covid. In vista della revisione dei parametri di monitoraggio che stabiliscono la collocazione nelle varie fasce di rischio epidemiologico, le Regioni rispediscono al mittente l’ipotesi del governo e avanzano una controproposta.

Se infatti viene condivisa l’impostazione generale, che sposta la sottile linea rossa dall’incidenza del contagio al tasso di occupazione di posti letto negli ospedali, è sulle percentuali che si sta consumando lo scontro. 

 
Le differenze
L’Esecutivo aveva posto come deadline per scivolare in zona gialla un’occupazione del 5% per quanto riguarda le terapie intensive e del 10% per i reparti ordinari. Cifre che non hanno convinto i territori, diversi dei quali già ora rischierebbero nuove misure restrittive. Così la Conferenza delle Regioni - a cui ha preso parte l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini - ha fatto quadrato su un aggiustamento al rialzo, con una proposta ora sui tavoli di Palazzo Chigi: si passerà al giallo con un’occupazione al 20% dei reparti intensivi ed al 30% dell’area medica. Maglie decisamente più larghe che dovranno essere vagliate da governo e tecnici.

La soglia del 5% per le Rianimazioni, in particolare, ha fatto scattare qualche campanello d’allarme anche nelle Marche: i posti letto su cui si può contare al momento sono poco più di 200 – anche alla luce del fatto che nel frattempo, dato il miglioramento delle condizioni a livello clinico, è stato chiuso il Covid Hospital con le sue 42 terapie intensive potenziali – e basterebbero dunque appena 10 degenti in terapia intensiva per dire addio alla zona bianca.

Considerando che ieri il numero si assestava su tre pazienti – due a Marche Nord ed uno nell’ospedale di San Benedetto del Tronto, facendo segnare un +1 rispetto al giorno precedente -, oltre ad uno in semi intensiva nell’azienda ospedaliera di Pesaro (+1 rispetto al giorno precedente), la soglia non pare essere proprio dietro l’angolo ma neanche così lontana.

La situazione
E lo stesso vale per altre Regioni, che quindi hanno fatto fronte comune per alzare l’asticella.

In area medica, invece, i ricoveri calano di una unità e si assestano su 11 pazienti, portando il totale dei posti letto occupati nei nosocomi regionali a 15. Ci sono poi due persone in attesa di collocazione nei pronto soccorso di Macerata ed Ascoli Piceno.

L’arma più potente per evitare le ospedalizzazioni restano i vaccini, come di recente ha confermato uno studio dell’Istituto Superiore di sanità secondo cui «la vaccinazione non protegge il 100% degli individui vaccinati. Attualmente sappiamo che la profilassi anti-Covid-19, se si effettua il ciclo vaccinale completo, protegge all’88% dall’infezione, al 94% dal ricovero in ospedale, al 97% dal ricovero in terapia intensiva e al 96% da un esito fatale della malattia». Altro motivo del contendere tra governo centrale e territori è la spinosa questione del Green pass, che vede su fronti opposti anche gli stessi partiti che compongono la maggioranza a sostegno di Draghi. 

Le richieste
A questo proposito, le Regioni hanno elaborato «alcune proposte in un’ottica positiva – fa sapere il presidente della Conferenza Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli –, ovvero usare il Green pass per permettere la ripresa di attività fino ad oggi non consentite. Ad esempio grandi eventi sportivi e di spettacolo, discoteche, fiere e congressi. Si tratta di proposte che facciamo al governo, in un’ottica di collaborazione istituzionale, anche alla luce dell’attuale contesto epidemiologico, caratterizzato da un aumento dell’incidenza ma da una bassa occupazione dei posti letto ospedalieri e dalla progressione intensa della campagna vaccinale».

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