​Carmine Bassetti, Ad dell’aeroporto: «Il Sanzio pronto al decollo con voli e nuovo Terminal. Ma le Marche si attrezzino». Ecco cosa deve fare la Regione

Carmine Bassetti, Ad dell’aeroporto
​Carmine Bassetti, Ad dell’aeroporto
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Sabato 23 Aprile 2022, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 16:09

Carmine Bassetti, amministratore delegato di Ancona International airport, l’aeroporto delle Marche. Da due anni e mezzo il fondo norvegese Njord Partners ha preso in mano le sorti dello scalo e subito dopo ci si è messa la pandemia. Adesso siete pronti a decollare?
«L’obiettivo è quello di trasformare il nostro aeroporto per arrivare ad ospitare e gestire il transito di 2 milioni di passeggeri l’anno, con un terminal centrale ampliato a 14 gate contro i 6 attuali, aumentando anche il numero di voli ogni ora. Oggi infatti non siamo in grado di gestirne più di tre».

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Il terminal centrale è il progetto più ambizioso che il Covid ha fermato in corsa, ma che la guerra in Ucraina ha contribuito a rallentare per l’aumento esponenziale dei costi.
«L’idea iniziale prevedeva un impegno economico di circa 12 milioni: oggi forse non ne basteranno 20. Abbiamo comunque avviato una trattativa con la Cassa depositi e prestiti per un finanziamento a medio termine per cercare di aprire un cantiere che potrebbe essere inaugurato dal governo Acquaroli».
Le Marche inseguono da sempre la sfida dell’intermodalità, avendo nel raggio di pochi chilometri infrastrutture importanti. Qual è la sua visione in questo senso?
«Penso ad una piattaforma intermodale ferro, gomma e aria per rendere lo scalo regionale un punto dove si incrociano infrastrutture. E questo sarà possibile anche realizzando con un parcheggio scambiatore in grado di intercettare 112mila residenti per alleggerire il traffico verso Ancona. Fondamentale il rilancio a partire dai collegamenti ferroviari: in questi anni le fermate dei treni nell’attigua stazione ferroviaria sono passate da 5 a 28. E credo sia importante pensare ad una sosta strutturata nelle aree delle stazioni utilizzando magari il biglietto del treno a tariffa agevolata». 
Un Piano industriale importante che punta tutto su uno scalo arrivato alla soglia del fallimento prima che Njord decidesse di sbarcare a Falconara. Cosa avete trovato?
«Abbiamo ereditato una struttura che per decenni è stata considerato un bancomat: dava lavoro a cento persone con uno stipendio medio da 60mila euro, quando nei grandi aeroporti la cifra si aggira tra i 38 ed i 45mila. A valle della ristrutturazione siamo arrivati a 52 dipendenti full time con una media di 48mila euro annui. Ma con i sindacati la battaglia è stata estenuante».
Perché?
«Più che sulla necessità di ristrutturare l’aeroporto si sono arroccati nella difesa dei diritti acquisiti».
Se va tutto bene dal prossimo autunno partiranno finalmente i voli di continuità. Un obiettivo a lungo inseguito.
«Si tratta di voli che partono da lontano, con il nostro Piano industriale, per ricollegare la regione a Roma, Milano, Napoli. Ci siamo avventurati in questo progetto riuscendo a dimostrare l’isolamento infrastrutturale delle Marche e per due anni e mezzo abbiamo lavorato con il ministero, la politica, gli industriali. Un grande gioco di squadra trasversale con una importante spinta arrivata dal presidente Acquaroli».
Quindi possiamo dire che l’aeroporto ha ingranato la marcia. E le Marche sono pronte a questo cambio di passo?
«Lo saranno con l’Agenzia regionale del turismo, con un piano di accoglienza e promozione ben definito e con le strutture pronte ad ospitare turisti a 360 gradi. Questa è la sfida più grande, un’occasione da non perdere».
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