I medici di famiglia del comprensorio fermano fanno il record con i vaccini

I medici di famiglia del comprensorio fermano fanno il record con i vaccini
di Chiara Morini
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Giovedì 23 Settembre 2021, 08:50

FERMO -  «L’unica soluzione è il vaccino, piani B non ce ne sono per sconfiggere il Covid»: è il pensiero del dottor Paolo Misericordia, segretario della Federazione provinciale dei medici di medicina generale, impegnati nella lotta alla pandemia fin dai primi momenti e anche nella campagna vaccinale. Per quanto riguarda le inoculazioni, alla vigilia della partenza con le terze dosi, statistiche alla mano, risulta che nel Fermano i vaccini somministrati negli studi dei medici di famiglia sono stati un quarto del totale di tutte le Marche.

«Questo considerando che nella regione siamo un decimo del totale dei medici di medicina generale» puntualizza Misericordia. Ci saranno per le terze dosi? «Prima di parlarne attendiamo comunque le indicazioni del caso – spiega – noi ci saremo, siamo pronti a fare la nostra parte, ma se le cose non prendono la piega giusta sarà difficile fare quanto fatto finora. Tutte le categorie hanno ricevuto riconoscimenti, ma noi ancora stiamo aspettando. E non è un problema solamente del Fermano, sia chiaro, ma di tutti i medici di medicina generale delle Marche». E pure il loro impegno è stato massimo: molti dei medici hanno rinunciato alle ferie, altri hanno fatto sacrifici, si sono applicati al massimo «nella campagna vaccinale», ma ora, dice Misericordia, «si vedono soluzioni che lasciano perplessi». Il dubbio maggiore deriva dalla recente notizia che la Regione ha messo in campo medici specialisti per le cure domiciliari ai malati Covid. Come già anticipato ieri, nel Fermano ci saranno 3 internisti, 2 cardiologi e 2 neurologi.

«Non se ne comprende bene la funzione – dice Misericordia – fin dall’inizio noi siamo intervenuti con le Usca, con un eccellente coordinamento con la medicina generale che ha portato a degli ottimi risultati.

Non abbiamo mai patito la mancanza di specialisti, in dotazione avevamo saturimetri, elettrocardiografi, ecografi. E poi mi chiedo: perché non si è pensato al coordinamento con la medicina generale?». Non si tratta né di gelosia né di rivendicazioni, ma di ribadire «che non credo ce ne sia l’esigenza. Il problema va risolto con la somministrazione di vaccini, non mi stancherò mai di ripeterlo. Noi continuiamo comunque a intervenire, spesso anche in situazioni non facili».

Quanto alle cure monoclonali, Misericordia dice che quelle «aiutano ma non risolvono il problema. Costi delle cure a parte, ricordo che bisogna anche immaginare e valutare all’inizio chi, tra i positivi asintomatici, starà poi male e ne avrà bisogno». Per quanto riguarda il futuro le prospettive per la prossima stagione autunnale-invernale, dice ancora il dottore, «sono decisamente migliori rispetto allo scorso anno, questo è chiaro, anche con le terze dosi in vista per i soggetti fragili. La preoccupazione, me lo lasci ripetere ancora una volta, è per i futuri pensionamenti dei colleghi». Il numero di medici che si ridurrebbe da 120 a 90, «con il ricambio di classe che non coprirà totalmente chi uscirà. I pazienti che rischiano di rimanere senza medico sono moltissimi» chiude Misericordia.

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