La Cop26 di Glasgow in Scozia ha chiuso da poco i battenti. La COP, ovvero la conferenza delle parti, è l’organo decisionale più importante delle Nazioni Unite dove si prendono le decisioni necessarie per promuovere l’effettiva attuazione degli accordi. Uno dei compiti chiave della COP è quello di controllare le emissioni di gas serra, a partire dalla famigerata CO2, e valutare i risultati conseguiti per vedere se sono stati rispettati gli obiettivi e le tempistiche. Quello di Glasgow è stato certamente l’evento più importante e seguito nella storia delle COP diventando il centro del dibattito dell’opinione pubblica per molti giorni. Si è parlato infatti a valle del lancio del New Green Deal, ovvero l’avvio della transizione ecologica. C’erano quindi enormi aspettative. Dirò subito che il risultato è stato complessivamente positivo. Se fossimo a scuola potremmo dare alla Cop26 un voto 6.5 con il seguente giudizio: “L’allievo ha delle capacità ma non si impegna a sufficienza”. Infatti, anche se sono state prese decisioni importanti, queste non sono state all’altezza delle aspettative. Iniziamo con le cose positive: 1) l’accordo sulla salvaguardia delle foreste avrà a disposizione 12 miliardi di dollari sostegno economico pubblico oltre a 7.2 miliardi che arriveranno dai privati. In queste situazioni il denaro ha molta importanza perché permette di convincere anche i Paesi in via di sviluppo a rinunciare alla deforestazione senza perderci economicamente. Gli effetti sono stati immediati e la Ue ha già deliberato che non si potranno comprare più caffè, olio di palma e altri prodotti da aree appositamente disboscate; 2) è stato confermato l’impegno a contenere la crescita delle temperature entro 1,5 gradi, che significa anche dover correre ancora più velocemente verso l’abbandono dei combustibili fossili; 3) sono stati compiuti passi avanti per il blocco dell’estrazione di petrolio e la riduzione dell’uso del metano, con oltre 100 paesi che hanno sottoscritto l’accordo. Alcune buone notizie quindi, ma non mancano le cose negative. Provo ad elencarne alcune: 1) non si abbandonerà completamente il carbone ma si userà solo meno, ovvero un brutto colpo alla lotta ai cambiamenti climatici; 2) il risarcimento per i danni ambientali e il sostegno ai paesi in via di sviluppo sono vaghi e incerti col rischio di non cambiare nulla; 3) l’Europa è apparsa molto debole e le decisioni sono state condizionate di più da Cina e India con accordi al ribasso con gli Usa.
*Docente all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione zoologica-Istituto nazionale dibiologia, ecologia e biotecnologie marine
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