Il Presidente Sergio Mattarella ha dichiarato che il Covid-19 aumenta il disagio psichico specialmente delle categorie sociali a rischio esclusione. Nell’universo del disagio psichico, le depressioni in particolare costringono ad interrogarsi sulla specifica influenza che la società esercita sui modi di essere e sul progetto di vita delle persone, dato che viviamo nella certezza che tutti dovrebbero avere la possibilità di forgiare la propria storia invece di subirne passivamente le ritorsioni. Da quando l’uomo diviene l’unica fonte del proprio agire, la depressione segna l’inizio di una sorta di eccezione popolare, mentre storicamente la “malinconia” era la cifra dell’uomo eccezionale. Senza assolutizzare la prospettiva delle scienze sociali, non si possono ridurre i disturbi psichici a deficit biologici, con l’aumento della complessità strutturale della società/mondo che evidenzia i problemi legati alla mentalizzazione del corpo da un lato, ed alla “socializzazione permanente” della psiche dall’altro, anche alla luce del progressivo allontanamento dello psichico dal “sociale” e viceversa. Dentro questa separazione si va determinando un rapporto corpo/società senza mediazioni, che impone ad es. di costruire il corpo come strumento di comunicazione dopo che nei secoli passati era stato corpo di fatica, di amore/passione o “corpo” militare. Alcuni osservatori interessati agli effetti sociali della depressione, sostengono che vi si esprima uno spettro patologico complesso relativo al rapporto dell’individuo con una società in cui la norma non è più fondata, come in passato, sulle costellazioni psichiche della colpa e della disciplina interiore, ma sulla necessaria autonomizzazione delle decisioni centrata sulla responsabilità personale. Il problema è che la forte pressione delle responsabilità di ruolo ricade sugli individui senza alcuna mediazione, dovendo essere metabolizzata o differita solo dall’azione del singolo. Invece di suscitare immediato adeguamento alle richieste conformizzanti dei sistemi sociali, la paura e la mancanza di certezze costringono gli individui ad un frenetico sforzo di autoformazione ed autoaffermazione. Il sociologo Zigmunt Bauman sosteneva che l’uniformità del comportamento, faceva della socializzazione il volano educativo capace di realizzare quella corrispondenza interiorità/istituzioni che diventava il parametro sociale vincente con cui valutare la propria adeguatezza alle dimensioni dell’agire e dell’esperire. L’incremento della dominanza economica ha determinato una forte dispersione delle responsabilità dei poteri centrali che ora lasciano al libero gioco dell’iniziativa privata la definizione dei parametri dell’integrazione sociale. In questo quadro, l’asse sintomatologico della depressione si sposta, configurandola come patologia dell’azione e non più perdita della gioia di vivere.
*Sociologo della devianza e del mutamento sociale