Chiunque offende l’onore o il prestigio di un magistrato in udienza è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
L’onore e il prestigio, che siano di un magistrato o di un cittadino senza titoli, sono concetti preziosi, ma non facilmente codificabili. Eppure, è il codice penale (articolo 343) a prevedere la fattispecie sotto forma di reato. Il lessico viene dagli anni Trenta, infatti la norma è stata definita nel 1930, un giacimento del “codice Rocco”, ma nonostante sia stata rimaneggiata in anni recenti (2019) è rimasta la fattispecie che ritiene qualche cittadino più uguale di altri. Ne sa qualcosa Kelly Duda, giornalista americano (e qui è la sua fortuna), rinviato a giudizio per aver rivolto a un pm la frase seguente: «In my country, what you did today as a prosecutor would be disgraceful». Traduzione: «Nel mio Paese, quello che lei ha fatto oggi come procuratore sarebbe considerato vergognoso». I fatti risalgono al dicembre 2017.
Il pm, secondo Duda, fece domande inadeguate, probabilmente non considerava utile la testimonianza del giornalista, di fatto il reporter Usa fece il commento citato e il magistrato per tutta risposta lo denunciò in forza dell’articolo 343 del codice penale. Provò anche a trattenere il giornalista, proponendo l’immediata detenzione. Fu chiaro subito che non c’erano i presupposti per una limitazione della libertà personale. Ma questo non ha impedito l’avvio della macchina giudiziaria. Nel 2019 rinvio a giudizio, pochi giorni fa la prima udienza, la seconda è prevista in luglio. Duda è contumace, ma ha fatto sapere che in estate sarà presente in aula. Fosse capitato a un cittadino italiano?
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