Treviso. Giustizia rom: stupro di minore
risarcito con il bottino di cinquanta furti

Un campo nomadi (archivio)
Un campo nomadi (archivio)
di Roberto Ortolan
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Aprile 2011, 14:48 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 17:32
TREVISO - Nella Marca, dove la Lega spopola grazie a parole d’ordine contro zingari e stranieri, esiste una legge parallela a quella dello Stato. la giustizia rom. Una legge che, regolata dal Consiglio degli anziani, fa svanire lo stupro di una minorenne. Basta sborsare centomila euro, il bottino di una cinquantina di furti. Azzerate anche le vendette trasversali tra famiglie, con pestaggi e spari.



Tutto nasce tra Santa Bona, a Treviso, e Istrana. Una saga tra nomadi che ha infiammato per giorni la comunità rom. Due gli attori protagonisti: Darko, 24enne, lo stupratore, e lo zio Marko, 52 anni, il vendicatore. La miccia? La violenza sessuale su minorenne rom. La comunità trevigiana degli zingari, scossa, chiede una punizione esemplare. Scatta il processo. Severissima la condanna: Darko viene condannato all’esilio. Ma il 24enne non accetta la pena e prepara la vendetta. Una spedizione punitiva. Assolda 4 picchiatori che, nel cuore della notte, fanno irruzione nella casa dello zio Marko. Lo sorprendono a letto con la moglie. Entrambi vengono pestati. La faida è servita.



Lo zio, 24 ore più tardi, va a far "visita" al nipote. «Non ho paura» è il messaggio che lancia sparando tre colpi di pistola contro la porta della casa di Darko. La faida diventa guerra. Il rumore degli spari suscita allarme. Qualche mezza voce giunge alle forze dell’ordine. In Questura vengono convocati alcuni rom. La polizia non cava un ragno dal buco. Darko nega gli spari. Il clima si fa incandescente. Allora si riunisce l’assemblea di pace. «La guerra deve finire»: è l’ordine del Consiglio rom degli anziani. Convocano zio e nipote. Poi il diktat. «Ma quell’onta alla famiglia della ragazzina deve essere lavato». Gli anziani ascoltano zio e nipote, poi decidono. Alla ragazzina va almeno l’equivalente di 50 furti, pari a 100 mila euro. Zio e nipote si stringono la mano. Il patto indissolubile è firmato.



Marko abita a Santa Bona. Darko a Istrana. «È stato un malinteso - spiega un amico di Marko -. Una discussione degenerata per l’alcol. La ragazzina stuprata? Una leggenda. Noi rom queste cose non le facciamo. L’aggressione? Una scazzottata. Gli spari? Un’invenzione. Lo stupro? Quando si è pagato il giusto prezzo, ogni reato è cancellato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA