Primarie Pd, Matteo Renzi vince
con il 68,3%. Poi Cuperlo e Civati

Primarie Pd, Matteo Renzi vince con il 68,3%. Poi Cuperlo e Civati
di Cristina Ferulli
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Lunedì 9 Dicembre 2013, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 20:30
ROMA - Il Pd vince la sua sfida contro l'antipolitica: le primarie, nonostante timori e pronostici della vigilia, raggiungono il traguardo dei 3 milioni di votanti.

Un dato inaspettato che rafforza il trionfo di Matteo Renzi, che raggiunge il 68,3%, lasciando Gianni Cuperlo al 17,9, poco distante da Pippo Civati al 14. Un successo che dà lo scettro del Pd al rottamatore, pronto ad incidere anche verso il governo.



"Ora tocca alla nostra generazione, io sarò il capitano, questa non è la fine della sinistra", esulta il neoleader che avverte che con lui finiscono gli "inciuci", gli "alibi" perchè "scardineremo il sistema".



Già alle 8 del mattino, quando il premier Enrico Letta arriva al seggio per votare, la coda, osserva il presidente del consiglio, «è un buon segno». Gente in fila anche al seggio di piazza dei Ciompi a Firenze dove poco dopo arriva Matteo Renzi, che aveva fissato l'asticella sui 2 milioni di votanti. I timori della vigilia sulla partecipazione riguardavano proprio l'entourage del sindaco di Firenze, consapevole che un flop ai gazebo avrebbe comunque, anche in caso di vittoria, consegnato un risultato azzoppato.



Il rottamatore maschera la tensione scherzando: «Di sicuro non voterò Pittella», ironizza sul quarto concorrente eliminato nel voto degli iscritti. Sereni appaiono anche Pippo Civati, che dopo il voto a Monza fa tappa a Bologna e Firenze prima di arrivare per i risultati a Roma, e Gianni Cuperlo, che fino alla fine sfoggia il fair play.



«È una giornata bellissima, da qui si riparte, c'è chi teme spaccature, ma da domani il Pd sarà comunque più forte», assicura il candidato ex diessino scacciando il fantasma della scissione. Una rinascita del Pd è auspicata dal padre fondatore, Romano Prodi, che alla fine «dopo una decisione sofferta» va a votare. Non confessa, come d'altra parte neanche Letta, chi ha scelto ma sostiene, dopo sconfitte e amarezze anche personali, che «è ora che una nuova generazione venga avanti».



E raccomanda che «sia il vincitore sia quelli che perderanno abbiano l'obiettivo di fare una squadra». Alle 13 tutti nel Pd, pur se per diversi motivi, tirano un sospiro di sollievo: ai gazebo sono andati 980mila persone, un dato in linea con le primarie del 2009, le ultime per la scelta del leader, quando Pier Luigi Bersani sconfisse Dario Franceschini. Le file non diminuiscono neanche nel pomeriggio, fino a toccare quota 2 milioni alle 17. Code che in alcuni casi costringono a stampare nuove schede come a Palermo o nelle Marche.



Nel Comune di Filandari, nel vibonese, un seggio viene chiuso a metà pomeriggio per esaurimento schede. E a Rignano sull'Arno, paese d'origine di Matteo Renzi, non vuole mancare l'appuntamento delle primarie neanche una coppia di neosposini, che si presentano in abito nuziale al seggio. Votano personalità e politici (dal presidente del Senato Pietro Grasso ai ministri dem al governo) e cittadini sconosciuti. Viene invece negato il diritto di voto, in quanto esponente di un altro partito, ad Antonio Di Pietro, presentatosi al seggio allestito nell'aula consiliare del comune di Montenero di Bisaccia. Il risultato è tanto veloce quanto netto: come previsto la grande affluenza premia Renzi. Gianni Cuperlo lo chiama per riconoscergli «l'ampio consenso» e garantirgli lealtà anche se «continuerò a battermi per i valori della sinistra». E Pippo Civati, che tre anni fa faceva il rottamatore con Renzi alla Leopolda, è soddisfatto visto la sua corsa quasi in solitaria: «Un dato clamoroso, buon lavoro a Renzi, con questo gruppo dirigente possiamo vincere le elezioni e possiamo soprattutto farle, le elezioni».
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