Isis e Russia, perché l'attentato? Dalla guerra in Siria ai gruppi jihadisti guidati dai ceceni: storia di un conflitto

Quali sono i motivi della strage? Cosa potrebbe cambiare nella guerra in Ucraina? Quale è la storia delle relazioni e dei conflitti tra Mosca e l'Isis?

Perché l'attentato? Dalla guerra in Siria ai gruppi jihadisti guidati dai ceceni: la lunga storia di un conflitto
Perché l'attentato? Dalla guerra in Siria ai gruppi jihadisti guidati dai ceceni: la lunga storia di un conflitto
di Alessandro Strabioli
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Sabato 23 Marzo 2024, 11:56

Mosca piomba nel terrore e torna a vivere l'incubo del terrorismo, riportando alla memoria la lunga scia di attentati che, a partire dalla fine degli anni '90, hanno sconvolto la Federazione russa. Ieri sera un gruppo di milliziani dell'Isis-K, armati di kalashnikov e in tenuta mimetica, ha fatto irruzione in una sala da concerti nel nord-ovest della capitale aprendo il fuoco senza pietà sugli spettatori: oltre 60 morti e 150 feriti. Lo scorso 7 marzo l'ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti musicali. L'allarme era stato lanciato dopo che, il giorno prima, i servizi di sicurezza interni (Fsb) avevano detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale. L'intelligence russa aveva precisato che l'attentato era stato pianificato da una cellula del Wilayat Khorasan, la branca afghana dell'Isis, apparsa per la prima volta nel 2014, che si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca vari Paesi asiatici, tra cui l'Afghanistan, il Pakistan, l'Iran ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l'Uzbekistan. Ma ora lo scenario è stato del tutto sconvolto. Quali sono i motivi della strage? Cosa potrebbe cambiare nella guerra in Ucraina? Quale è la storia delle relazioni e dei conflitti tra Mosca e l'Isis?

 

 

Guerra in Siria

Dopo lo scoppio della guerra civile in Siria, l'intervento nel giugno 2016 di Russia, Iran e Hezbollah in aiuto del presidente Bashar al-Assad porta l'Isis a perdere terreno sia a vantaggio delle forze di Damasco, sia dei curdi che si avvicinano alla capitale Raqqa. In Iraq l'esercito di Bagdad riconquista man mano tutte le città perse. L'ultima a cadere è Falluja, a metà giugno. Lunedì 17 ottobre scatta la grande offensiva per liberare la parte est di Mosul, seconda città del Paese. La liberazione completa della parte orientale è annunciata il 18 gennaio 2017. Circa un mese dopo scatta l'offensiva finale su Mosul ovest, e ora le forze regolari irachene stano assediando la città vecchia. Nel frattempo a novembre 2016 è stato annunciato l'inizio di una offensiva su Raqqa delle Forze democratiche siriane, una alleanza curdo-araba appoggiata dagli Usa. Una offensiva meno massiccia di quella su Mosul, ma che comunque all'inizio di questo mese ha visto le milizie annunciare l'inizio della "grande battaglia" per la liberazione della capitale del califfato.

 

Le prime crepe

Ufficialmente la Russia partecipa solo ad una "guerra aerea" nei cieli della Siria, oltre ad un piccolo numero di truppe speciali e di supporto sul terreno. Però nel novembre 2016 Reuters pubblica un servizio che dimostrava che le forze russe stavano giocando un ruolo più consistente nel combattimento sul terreno impiegando contractor ingaggiati attraverso agenzie private registrate in giurisdizioni straniere. Secondo l'articolo, malgrado il loro status ufficiale, queste truppe operavano in coordinazione con le forze militari regolari russe e al rientro in patria si vedevano riconosciuti i benefici normalmente appannaggio dei soldati che avessero servito lo Stato.Secondo pubblicazioni dei media russi, i mercenari russi avevano partecipato a combattimenti in Siria prima che nel settembre 2015 fosse formalmente iniziato l'intervento russo.

 

Isis e Russia

Nel maggio 2016 Reuters pubblica un rapporto intitolato «Come la Russia ha permesso a radicali cresciuti sul suo territorio di andare a combattere in Siria» che, fondandosi su racconti di prima mano, diceva che almeno nel periodo tra il 2012 e il 2014 le agenzie del governo russo hanno dato vita ad un programma per facilitare ed incoraggiare radicali e militanti russi a lasciare la Russia e ad andare in Turchia e da lì in Siria; le persone in questione si erano unite a gruppi jihadisti, alcune combattendo con l'Isis.

Leader ceceni

Un alto dirigente dell'Isis, Abu Omar al-Shishani, inizialmente guidava un gruppo di centinaia di combattenti, per lo più provenienti dagli Stati ex sovietici. Nel giugno 2016 Nikolai Bordyuzha stimò che 10mila militanti provenienti dagli Stati ex sovietici stessero combattendo con i gruppi jihadisti nel Medio Oriente, Siria compresa. Nel luglio 2016, la stampa britannica citò "esperti" che asseritamente credevano che l'Isis avesse schierato almeno tre battaglioni "caucasici" (spesso comandati da ceceni) da circa 150 uomini ciascuno, in cui si parlava solo russo.

Musulmani in Russia, la tensione

Si stima che la popolazione musulmana in Russia sia di circa 20 milioni.

La maggior parte della popolazione musulmana risiede nella regione del Caucaso settentrionale, che comprende la Cecenia. La regione, che ha vissuto due guerre dal crollo dell’Unione Sovietica, ha visto l’emergere di gruppi estremisti, compresi quelli affiliati all'Isis. Gruppi per i diritti umani hanno segnalato abusi contro i musulmani, tra cui tortura, restrizioni alle pratiche religiose, sorveglianza, arresti arbitrari e violenza mirata nella regione. Inoltre, il governo russo ha applicato diverse politiche contro i gruppi religiosi con il pretesto di combattere l’estremismo in Crimea, che ha annesso nel 2014. Un rapporto di Amnesty International afferma che la Russia ha varato una legge secondo la quale pregare, predicare o diffondere materiale religioso al di fuori dei luoghi appositamente designati è un reato punibile. Il rapporto menziona anche casi di personale di sicurezza russo che ha interrotto la preghiera del venerdì nelle moschee della Crimea.

Isis-k

Lo Stato Islamico Khorasan (Isis-k) è un affiliato del più ampio gruppo militante dello Stato Islamico, emerso nell'Afghanistan orientale nel 2014. Prende il nome da una regione storica che copre parti degli odierni Iran, Turkmenistan e Afghanistan. Sebbene la sua forza sia diminuita dal 2018 a causa degli sforzi concertati delle forze talebane e statunitensi, il gruppo rimane una minaccia significativa nella regione. Secondo quanto riferito, il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan nel 2021 ha ridotto la capacità dell’America di combattere e raccogliere informazioni su tali fazioni estremiste.

Perchè l'attentato?

L'attacco segna una notevole escalation nelle operazioni dell'Isis-k, sottolineando l'animosità del gruppo terroristico nei confronti della Russia e del presidente Vladimir Putin. Uno dei motivi per cui l'Isis potrebbe aver preso di mira la Russia è legato agli interventi militari dello zar in Medio Oriente, in particolare in Siria. Putin ha inviato truppe russe in Siria per sostenere il regime del presidente siriano Bashar Assad, con l’obiettivo esplicito di combattere l’Isis e altri gruppi estremisti. Questa mossa, intesa a mantenere il potere di Assad e ad affermare l’influenza di Mosca nella regione, si opponeva direttamente agli obiettivi e ai territori dell’Isis. Inoltre, tra le fila dell’Isis-k figurano militanti dell’Asia centrale, che portano le proprie rimostranze storiche contro la Russia, alimentando così la motivazione del gruppo a compiere tali attacchi sul suolo russo.

Guerra al terrorismo?

«Quegli individui avevano le sembianze di islamisti. Ma bisogna dire che ora la Russia non è in conflitto con nessun gruppo musulmano, ha delle ottime relazioni con tutti i Paesi musulmani. Questo fa sospettare che l'attentato potrebbe essere stato organizzato da Kiev, da Zelensky, con l'obiettivo di garantire forniture di armi in grandi quantità all'Ucraina». Così alla Stampa il politologo Sergey Markov, ex consigliere di Putin e suo sostenitore. «Il piano era organizzare un'azione terroristica utilizzando persone che appaiono come terroristi islamici - aggiunge - come caucasici con le barbe nere». L' Isis ha rivendicato, «ma ora la guerra contro l' Isis non è in una fase attiva, non c'è un conflitto in grande scala in corso con questi gruppi terroristici».

 

L'accusa agli Usa

L'eventuale vantaggio che ne trarrebbe il governo ucraino sarebbe «rovinare le relazioni della Russia con i Paesi musulmani. Ma in primo luogo fare in modo che la Russia risponda in maniera molto dura a questo attentato, con attacchi diretti contro la popolazione civile di Kiev e Kharkiv, fare in modo che si sollevi un'ondata di indignazione nei Paesi occidentali, garantire così i finanziamenti e forse anche l'invio di truppe Nato in Ucraina: ecco l'obiettivo principale». «I servizi americani - dice ancora - sapevano che si stava preparando l'attacco. Sappiamo tutti che i servizi ucraini sono controllati dagli americani. E questi ultimi evidentemente avevano qualche informazione e dunque hanno avvisato i loro cittadini di non visitare luoghi affollati. Non sa che hanno fatto esplodere il Nord Stream 2? Che non possono non aver sostenuto attentati terroristici come quello contro Tatarsky e Dugina? I servizi americani sostengono questi attentati terroristici». Ora Putin «di sicuro non risponderà vendicandosi contro i civili ucraini: sono futuri cittadini russi».

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