Anna Procida, chi è l'infermiera aggredita a Castellammare: «Sono un mostro, ho le labbra gonfie. Ora ho paura»

"Amo il mio lavoro, ma ora ho paura", ha detto la donna

Anna Procida, chi è l'infermiera aggredita a Castellammare: «Sono un mostro, ho le labbra gonfie»
Anna Procida, chi è l'infermiera aggredita a Castellammare: «Sono un mostro, ho le labbra gonfie»
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Venerdì 5 Gennaio 2024, 17:41

Occhi scuri e capelli neri, un dente scheggiato, il naso rotto, il labbro gonfio. Anna Procida, infermiera 30enne, ha ben evidenti sul volto i segni dell'aggressione subita mentre era in servizio al Pronto Soccorso del San Leonardo mercoledì sera. Per lei una prognosi di venticinque giorni e lo choc di essere stata picchiata mentre svolgeva le sue funzioni.



«Sono un mostro ho le labbra gonfie, sono tutta rossa in viso e sono arrabbiata», ha detto la donna al Mattino. Che cosa è successo? «Solite situazioni di tutti i giorni, quattro persone erano in un'area di codice rosso vicino ad un paziente. Non potevano stare lì e affollare la sala così ho chiesto che uscissero e hanno cominciato prima a inveire e a offendere poi a picchiarci». Con chi era? «Con mia sorella più piccola Mariarosaria, anche lei infermiera in pronto soccorso. Avevamo da poco iniziato il turno di notte, erano le 20.30, provavamo a mettere ordine nel reparto chiedendo ai parenti nelle stanze di spostarsi in sala d'aspetto. Un gruppo che si trovava vicino a un paziente ha cominciato a inveire».

 

L'intervista

Cosa vi dicevano?

«Che erano lì dalla mattina, che dovevano stare vicino al loro parente e che non si sarebbero spostati. Noi abbiamo insistito e loro dalle parole sono passati alle mani. Mia sorella è stata aggredita da una donna che le ha tirato i capelli e l'ha strattonata a terra, io sono stata portata fuori da un uomo che mi ha messo la mano sulla spalla dicendomi "vieni con me" quando siamo arrivati all'uscio mi sono girata mi ha sferrato il pugno».

È riuscita a scappare?
«Non ne ho avuto il tempo, mi ha preso a calci mentre ero a terra con il naso rotto. Il medico di turno mi ha soccorso e medicato mentre arrivavano le forze dell'ordine».

Come si sente ora?
«Sono troppo arrabbiata, quello che è accaduto a noi è la quotidianità in pronto soccorso.
Qualche sera prima ad un collega hanno rotto gli occhiali. La violenza da parte dei parenti è diventato un fatto ordinario. Stiamo denunciando da mesi che lavoriamo in condizioni disumane con gente inferocita che non riusiamo a gestire. Dobbiamo chiedere il permesso per passare e anche se trattiamo un'emergenza restano lì vicino ai parenti, siamo costretti a scavalcare le persone che affollano il pronto soccorso».

Ha già denunciato l'accaduto?
«Per ora l'Asl ha provveduto d'ufficio, io sto finendo i referti e poi andrò in commissariato per formalizzare la denuncia».

La preoccupazione

Tornerà in servizio al San Leonardo?

«Oggi non posso rispondere sono troppo amareggiata.

Adesso direi di no, al pronto soccorso non ci tornerei. E poi mi sento offesa sopratutto in quanto donna, credo che il mio sia un caso anche di violenza contro le donne, quell'uomo non si è preoccupato che io fossi una ragazza, mi ha colpito con tutta la forza che aveva e ripeto, nessuno ci tutela. Mi fa tanta rabbia aver ricevuto una violenza così forte oggi che si parla tanto di proteggere le donne, è doppiamente colpevole la persona che mi ha dato pugni e calci». Crede che le passerà la rabbia? «Non credo, oggi sono delusa. Non riesco a pensare ad altro e al modo in cui sono andate le cose, nessuno ci ascolta, siamo abbandonati a noi stessi». Perché ha scelto di diventare infermiera? «Era il sogno di una vita, ma non così. Non avrei mai immaginato di lavorare in queste condizioni. Appena laureata ho iniziato in una clinica privata, poi sono stata al Cardarelli e quando sono arrivata nell'ospedale della mia città ero felice. Da tre anni sono al San Leonardo e da un anno ho un contratto a tempo indeterminato».

La solidarietà

«Voglio esprimere a nome della Consulta regionale per la condizione della donna piena e forte solidarietà e vicinanza ad Anna Procida, l'infermiera del pronto soccorso di Castellammare aggredita e picchiata mentre svolgeva il proprio lavoro. Ciò che è accaduto è gravissimo. È l'ennesimo atto di violenza nei confronti di chi si prende cura di noi e che non può passare sotto silenzio». Così Ilaria Perrelli, presidente della Consulta regionale per la condizione della donna. «Richiede, senza dubbio, come stanno chiedendo molti in queste ore, un presidio di polizia permanente ed efficace all'interno dell'ospedale e del pronto soccorso, e non solo al San Leonardo. Ma non basta, occorre un'assunzione di responsabilità e un'azione legislativa ancora più incisiva - sottolinea - La legge 113/2020 riguardante le Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni ha rappresentato un cambio di rotta importante perché per la prima volta ha cercato di affrontare questo problema, ma non prevede impegni specifici a carico delle Aziende sanitarie e le esclude da qualsiasi azione positiva e responsabilità nella tutela del dipendente. In particolare occorre il riconoscimento di pubblico ufficiale per tutti gli operatori sanitari». «Faccio appello per questo ai parlamentari eletti in Campania - continua - affinché si adoperino per migliorare ed emendare la legge 113 e formalizzare in un atto legislativo il riconoscimento di pubblico ufficiale per gli operatori sanitari, come già esiste per altre professioni, anche quando la prognosi dell'aggredito è inferiore ai 25 giorni». «Introdurre questa norma - conclude Perrelli - avrebbe un impatto sia sui cittadini, a cui arriverebbe il messaggio chiaro, inequivocabile, del rispetto che bisogna avere per gli operatori sanitari e del riconoscimento del valore sociale del ruolo che essi svolgono, sia per gli operatori che si vedrebbero pienamente riconosciuta dallo Stato la propria funzione costituzionale, ovvero quella della tutela della salute espressa dall'Art. 32 della Costituzione».

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