Tre migranti minorenni ritrovati ma di nove non ci sono notizie. Il dispiacere del prefetto

Un gruppo di minori migranti gioca a ruba bandiera nel centro Caritas di Senigallia
Un gruppo di minori migranti gioca a ruba bandiera nel centro Caritas di Senigallia
di Maria Cristina Benedetti
3 Minuti di Lettura
Domenica 15 Gennaio 2023, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 19:26

ANCONA -  Un peregrinare senza fine. Sono stati rintracciati tre degli 11 migranti minorenni che, arrivati ad Ancona a bordo delle due navi umanitarie dopo essere stati salvati di fronte alle coste libiche, venerdì si sono allontanati dalla struttura d’accoglienza della Caritas di Senigallia.

Lì erano stati ospitati subito dopo l’approdo nel porto dorico. Tutti diciassettenni, i ragazzi sono stati intercettati dalla Polfer alla stazione di Rimini, dov’erano arrivati in treno: volevano raggiungere i parenti in Germania, nel nord Europa. Ora hanno trovato ricovero in una comunità dell’Emilia Romagna.


I numeri 


La contabilità di questa umanità in cerca di prospettive di vita non segue il rigore della matematica.

I numeri si dilatano e si ricompongono veloci. Dei 39 minori non accompagnati accolti a un passo dalla spiaggia di velluto, oltre ai 13 che venerdì mancavano all’appello altri tre erano usciti nella notte. Due erano rientrati nel pomeriggio: erano fuori per una passeggiata. Al calare delle tenebre, i carabinieri ne avevano rintracciati altri due: erano andati a chiedere informazioni in stazione su come raggiungere Roma. Tre sono coloro che, trovati a Rimini, sono stati affidati a una struttura del posto. Il conto finale dà sempre meno nove. 


La sorveglianza


Un viavai, il loro, che va sotto il nome di allontanamento volontario, perché il centro della Caritas di Senigallia non è una struttura detentiva, con sistemi di sorveglianza. I ragazzi sono giunti qui dalle navi umanitarie per loro tutela, non per essere rinchiusi. No, non sorprendono. Accadono spesso, quegli allontanamenti, dopo sbarchi o arrivi in Italia: secondo la Caritas avviene nel 50% dei casi e il 90% riguarda giovanissimi, tra i 16 e i 18 anni. La motivazione è un denominatore comune: economicamente responsabili delle loro famiglie, rimaste nelle terre d’origine, devono lavorare. Subito. Non possono attendere i tempi necessari per ottenere l’asilo politico. Con in mano una carta provvisoria, fornita loro, nel caso dell’approdo dorico, al porto o in questura, hanno libertà di movimento. A una condizione: devono essere accolti, ovunque si trovino. 


La speranza 


È rammaricato il prefetto di Ancona Darco Pellos, che ha coordinato le operazioni d’accoglienza dei 110 migranti che erano a bordo delle navi umanitarie. «Spero che tornino quei minori, perché è il posto migliore dove possono stare». Ribadisce: «Provo un senso di rammarico, per lo sforzo fatto da chi li vuole ospitare: le amministrazioni comunali, la protezione civile, la Caritas di Senigallia che in pochissimo tempo ha istituito un posto sicuro per loro». Lo ammette: «Non escludo altri casi. Le forze di polizia continueranno a cercarli per dare loro accoglienza. Come è stato fatto in questa occasione». Un peregrinare senza fine.

© RIPRODUZIONE RISERVATA