Ancona tra segnali trappola, piastrelle rotte e tutti i macchinari senza custodia: se questo è un cantiere (horror)

Ancona tra segnali trappola, piastrelle rotte e tutti i macchinari senza custodia: se questo è un cantiere (horror)
Ancona tra segnali trappola, piastrelle rotte e tutti i macchinari senza custodia: se questo è un cantiere (horror)
di Antonio Pio Guerra
3 Minuti di Lettura
Martedì 27 Febbraio 2024, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 12:26

ANCONA Il cantiere stregato colpisce ancora. E dopo ritardi, marciapiedi sbagliati e balaustre nate sporche, ora il focus si sposta sul cantiere vero e proprio. Metti una domenica sera come tante, il vento freddo che arriva dal porto e le luci delle navi in banchina. Da corso Garibaldi gli anconetani si avventurano nella loro passeggiata fino al lungomare. L’emozione è forte perché possono calpestare la nuova pavimentazione che proprio in questi giorni sta venendo installata e della quale una prima parte è già pronta. Poi la sorpresa, visto che la passeggiata si trasforma improvvisamente nel sopralluogo di un cantiere. Le reti che delimitano l’area interessata dai lavori sono state infatti abbattute e i passanti ci camminano sopra senza neanche accorgersene.

Il cartello

Due passi e sei già dentro, tra i bancali di piastrelle da piazzare e muletti ed escavatori aperti su cui salire è un attimo. Ti volti verso la Banca d’Italia e dietro di te noti lo slalom di decine di pedoni costretti a farsi largo tra il materiale da costruzione e a fare attenzione a non inciampare. Il cartello che avvisa della necessità di spostarsi dall’altro lato della strada c’è ma tutti lo ignorano. E per fortuna. Il “pedoni a destra” ti consiglia di attraversare fuori dalle strisce e senza visibilità. Allora pensi a tutti i rischi. E se qualcuno fosse inciampato in quelle mattonelle o in quei detriti? E se qualcuno si fosse tagliato cercando di raccogliere un coccio? E se qualcuno fosse caduto da una macchina operatrice nel tentativo di farcisi una foto fingendo di guidarla? Tanti “se” che non si risolvono nella mera constatazione che alla fine, per fortuna, non è successo nulla di tutto ciò. Lo sa bene l’assessore ai Lavori Pubblici Stefano Tombolini.

Lo raggiungiamo al telefono per segnalarli la criticità emersa domenica sera e risolta soltanto ieri mattina, quando gli operai sono tornati al lavoro. Si informa l’assessore e nel pomeriggio ci risponde. «Ho informato gli uffici e la prossima chiusura verrà fatta diversamente, così da impedire che l’area sia così accessibile» promette.

L’alibi

Ma cos’è successo? «Probabilmente è stato un difetto dei cittadini». Tradotto: qualcuno ha rotto le reti. È un alibi sufficiente? «Noi dobbiamo mettere in campo ogni dispositivo affinché non si esponga il pubblico al cantiere» è la risposta di Tombolini. Così non è stato, così si spera che sarà.

Le disposizioni

Altro capitolo: l’accessibilità. I cartelli che segnalano la deviazione ci sono, lo dicevamo. E ci sono anche le strisce pedonali provvisorie. Cosa manca? La rampa per i disabili. «Ho già provveduto a inviare una comunicazione in merito che però non ha avuto esito. Comunque ho già dato disposizioni perché il problema venga risolto» è il verdetto di Tombolini dopo aver consultato i suoi tecnici. Due problemi, due soluzioni futuribili. Una domanda resta: come è possibile che un cantiere che dovrebbe prendersi cura di una delle zone più iconiche di Ancona, anziché diventare l’esempio di un modo di fare esemplare, sia diventato la plastica dimostrazione di come non andrebbero gestite questo genere di operazioni? Quattro anni, due sindacature e un numero imprecisabile di scivoloni, ritardi ed errori d’esecuzione: questa è la carta d’identità di via XXIX Settembre. Questo è il cantiere stregato.

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