Gestione delle Saline di Senigallia, il reato è prescritto: in tre fuori dal processo

Gestione delle Saline di Senigallia, il reato è prescritto: in tre fuori dal processo
Gestione delle Saline di Senigallia, il reato è prescritto: in tre fuori dal processo
di Federica Serfilippi
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Venerdì 24 Febbraio 2023, 03:30

ANCONA - Gestione della piscina delle Saline: reati prescritti per l’ex sindaco Maurizio Mangialardi, l’ex vice sindaco Maurizio Memè e l’ex assessore Simonetta Bucari. Lo ha stabilito la sentenza emessa ieri pomeriggio dal collegio penale. Erano accusati di abuso d’ufficio per aver, diceva la procura, predisposto una delibera con cui nel luglio 2015 l’amministrazione si impegnava a prorogare la gestione del complesso delle Saline alla società Uisp «anziché indire una procedura ad evidenza pubblica, come previsto dalla normativa vigente». 


Chi rimane alla sbarra


Il dibattimento dovrà essere affrontato per truffa aggravata da Massimo Tesei (allora responsabile organizzativo Uisp) e Giorgio Gregorini (presidente comitato territoriale): la procura contesta di aver presentato nel 2016 «un rendiconto mendace della piscina Saline, anche difforme dal bilancio effettivo in quanto privo degli introiti effettivamente ottenuti». Non sarebbero così state versate, sostiene la pubblica accusa, le somme dovute all’amministrazione comunale. 
Nel novembre del 2021 il procedimento aveva già perso peso.

Erano stati assolti perché il fatto non costituisce reato altri tre ex rappresentanti della giunta Mangialardi: Chantal Bomprezzi, Gennaro Campanile, Enzo Monachesi. Anche loro, che procedevano con l’abbreviato, dovevano rispondere di abuso d’ufficio per la delibera del 2015, finita nel mirino del pm Daniele Paci. L’inchiesta era nata dalla presentazione di un esposto. Tutti gli imputati hanno sempre respinto con forza le accuse.

Le reazioni

Soprattutto l’ex sindaco Mangialardi, difeso dall’avvocato Marina Magistrelli e Monica Clementi. «Sarebbe molto interessante conoscere quanto è costato questo processo al Comune di Senigallia - attacca Mangialardi - ma temo che coloro che lo hanno ispirato, tra cui alcuni che oggi siedono ai vertici dell’Amministrazione comunale, si guarderanno bene dal farlo. Hanno sprecato denaro pubblico, al confronto politico hanno opposto la macchina del fango attraverso ignobili accuse lesive della nostra dignità e inevitabili ricadute sul piano privato e umano». E ancora: «Credo che sarebbe davvero un bel gesto se oggi questi sempiterni fustigatori della moralità altrui trovassero il coraggio di porgere le loro scuse. Non a noi, che abbiamo avuto soddisfazione dalla giustizia, ma a tutti i cittadini di Senigallia». Il caso delle Saline era finito anche in Parlamento con un’interrogazione della Lega. 
Sulla fine del processo è intervenuto Memè, anche lui difeso dai legali Magistrelli e Clementi: «Dopo anni di insinuazioni e calunnie a dir poco surreali è stata ristabilita la giustizia vera. Un grande rammarico aver vissuto questo tempo da imputato di fatti creati ad arte per fini esclusivamente politici. Gli avversari si “combattono” in consiglio con idee e visione e non nelle aule di tribunale senza disperdere, tra l’altro, soldi pubblici e personali».

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