I riscontri
Certo, i tempi per avviare un processo del genere non possono che essere dilatati vista l’importanza e il peso dell’azione da intraprendere. Ma intanto il sogno di Silvetti viene accolto favorevolmente da vari contesti. «Noi di Confcommercio Marche Centrali siamo stati i primi in Italia a metterci assieme per dare più servizi al cittadino. Ecco il futuro è soltanto questo: le aziende ed i cittadini chiedono servizi e ragionare soltanto nell’ottica del campanile non è un bene per nessuno» ha fatto presente il direttore di Confcommercio Marche, Massimiliano Polacco. Il valore aggiunto di un’operazione del genere viene individuato proprio sulla possibilità di poter offrire servizi integrati alla popolazione di un’area metropolitana vasta, secondo il principio dell’unione fa la forza. «Potremmo avere più velocità, risparmio e competenze - sottolinea Polacco -. Oggi non possiamo permetterci, ad esempio, di far aspettare i cittadini sei mesi per una carta di identità».
La strada maestra
La questione da chiarire, però, riguarda la strada da intraprendere.
Gli step
«Si può procedere per step - continua Pellos -, come la messa in comune di specifici servizi, per poi crescere a mano a mano fino alle unioni o, nel caso più estremo, alle fusioni tra Comuni, per le quali sono previsti contributi economici da parte della Regione e dello Stato», come stabilito dal Testo unico sull’ordinamento degli enti locali, emesso nel 2000. Vantaggi che potrebbero avere una ricaduta anche sulle imprese del territorio premettendo di «viaggiare su scale completamente diverse - aggiunge Polacco -, visto che nel caso di “Grande Ancona” possiamo parlare di un’utenza che potrebbe raggiungere i 200mila abitanti. Nel mondo del commercio e del turismo si fa da tempo, da almeno 20 anni». E come la mettiamo coi campanilismi? «Se spiegassero alle persone che il campanile resta ma aumentano i servizi -puntualizza Polacco -, i cittadini sarebbero ben contenti di questa soluzione».
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