Addio Salvatore Smeriglio, il signore del cinema, creò Movieland e altre sale a Fabriano e Chieti

La multisala Goldoni e Salvatore Smeriglio
La multisala Goldoni e Salvatore Smeriglio
di Maria Cristina Benedetti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 7 Gennaio 2021, 02:20

ANCONA - Un’uscita di scena degna d’un signore del grande schermo. Salvatore Smeriglio ci ha lasciato, l’ultimo giorno d’un anno da dimenticare. Al traguardo di un’esistenza in technicolor è arrivato il 31 dicembre, aveva 87 anni e non aveva mai amato festeggiare il Capodanno.

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La sceneggiatura non era certo un dettaglio per lui che, creando il gruppo Movieland, ha dato nuova vita allo storico cinema Goldoni di Ancona e aperto multisale a Fabriano e a Chieti. Era linfa e principio. La passione per i ciak in lui era stata precoce: aveva appena 20 anni quando decise che le sue giornate si sarebbero avvolte come pellicola sulle bobine. 

I luoghi 
Nato a Catania, Salvatore seguì il padre nel suo trasferimento al nord, a Bologna. Ma la sua predilezione fu per la Dorica, dove accompagnò, ancora ragazzo, suo fratello. «Ogni volta che con l’auto imboccavamo l’uscita di Ancona nord - ricorda il figlio Saverio, che lo ha affiancato dal 2001 - rinnovava quell’entusiasmo». Il porto, le grandi navi, che come una citazione felliniana sembrano entrare in città, il borgo antico che si specchia nell’Adriatico. Un set ideale, che non avrebbe mai tradito. Negli anni gli venne offerta la possibilità di ricoprire cariche manageriali a Roma e a Milano. Ma niente. Scelse una terra di confine per diventare uno dei primi agenti cinematografici d’Italia. Fondatore della Film Audax, ha rappresentato case di distribuzione come Medusa Film, Rai Cinema, Warner Bros, Walt Disney, Lucky Red.

L’esordio fu in sella a una Lambretta con la quale arrivava fino in Abruzzo per portare l’incantesimo d’un film. Saverio segue il copione del cuore: «Papà ha affrontato il dopoguerra vivendo il periodo di massimo splendore del settore, ma ha anche vissuto sulla propria pelle le innumerevoli crisi che il mondo dello spettacolo ha attraversato». Ma guai ad arrendersi: «Con amore e passione - dà la profondità di campo - ha continuato nel suo sogno arrivando fino a questo nefasto 2020, il primo Natale senza cinema. Ha mantenuto intatta la sua convinzione: la magia della settima arte è talmente forte che riuscirà a sopravvivere alla pandemia». 

Gli amici 
I volti noti per Salvatore furono un insieme di quotidianità e affetto. Negli anni Settanta produsse polizieschi all’italiana con Fabio Testi, Mario Merola, Maurizio Merli. Nel decennio successivo realizzò un documentario con l’esercito italiano insieme ad Alberto Castagna, col quale nacque un’amicizia, così come con Walter Chiari, Pippo Baudo, Mario Cecchi Gori, Elio Pandolfi, Sergio Leone. Recente era il suo legame col regista Gennaro Nunziante. Un cast, che il figlio converte in emozione: «In questi giorni siamo stati travolti dall’affetto delle tante persone che lo stimavano e gli volevano bene. Non condoglianze preconfezionate, ma testimonianze sincere di amici, colleghi, collaboratori, familiari, registi, distributori». Il suo mondo. «Papà lascia un vuoto immenso. Con lui se ne va un pezzo della cinematografia italiana». La moglie Luciana e i figli Saverio e Stefano danno senso al dolore. «È nostra intenzione non solo di proseguire la sua attività, ma di creare qualcosa in suo onore, che porti il suo nome. Ha aiutato molte persone, per cui ci piacerebbe immaginare un evento che possa racchiudere i valori umani di cui lui si è sempre fatto portatore». La trama non si spezza.

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