Lesioni e omicidio, le accuse per Pinti
ma l’untore chiede di tornare libero

Lesioni e omicidio, le accuse per Pinti ma l’untore chiede di tornare libero
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Sabato 30 Giugno 2018, 04:55
ANCONA - Potrebbe essere lunga la permanenza in carcere di Claudio Pinti. La posizione del negazionista dell’Hiv, indagato sia per l’omicidio volontario dell’ex moglie, sia per le lesioni gravissime volontarie inflitte all’ex fidanzata, nonché la donna che ha fatto partire l’inchiesta che ha portato all’arresto del 35enne, è stato al centro ieri mattina dell’udienza che si è tenuta al tribunale del Riesame. 

 

L’avvocato difensore Alessandra Tatò (Pinti ha deciso di non presenziare in aula) ha chiesto la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere o, in subordine, la misura cautelare degli arresti domiciliari. Le stesse condizioni erano già state avanzate al gip, durante l’interrogatorio di garanzia in cui Pinti, recluso a Montacuto da tre settimane, aveva scelto di fare scena muta. Fino a ieri sera, il collegio di giudici presieduto dal dottor Alberto Pallucchini non si era espresso. 

Brutto segno per l’ex autotrasportatore che con gli agenti della Squadra Mobile si era vantato di aver avuto rapporti sessuali non protetti con oltre 200 partner. Un silenzio che, quasi sempre, preannuncia il respingimento dell’istanza presentata in aula. Dunque, Pinti si appresta a rimanere dietro le sbarre. Anche perché le analisi del sangue per valutare la compatibilità tra il carcere e le sue condizioni di salute non sarebbero ancora state effettuate. Frattanto che il quadro diventi più chiaro, la posizione del 35enne è diventata ancora più critica. Nei giorni scorsi, i pm Irene Bilotta e Marco Pucilli hanno aperto un altro fascicolo a carico del presunto untore. Accanto all’ipotesi di reato di lesioni gravissime, è stata aggiunta quella di omicidio volontario aggravato. Stando all’accusa per cui procede la procura, Pinti avrebbe dolosamente contagiato l’ex moglie con il virus dell’Hiv, facendola ammalare. 
La donna, che come l’ex autotrasportatore non si sarebbe mai curata contro l’infezione, è spirata nel giugno dello scorso anno a soli 32 anni per una patologia connessa all’Aids. Le cartelle cliniche della donna sono già state acquisite dagli inquirenti, così come quelle del 35enne. 

La procura dovrà accertare quando la donna abbia contratto l’infezione e se ciò sia avvenuto in tempi compatibili con un possibile contagio da parte di Pinti. L’uomo aveva saputo di essere positivo nel gennaio 2009 a seguito di una serie di esami eseguiti all’ospedale di Torrette. Non è però escluso che possa aver contratto il virus in un periodo antecedente agli accertamenti medici. 
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