ANCONA «Qui a casa mia non devi pregare». Poi le bastonate, il cuscino in faccia per soffocarla, infine una coltellata, sferrata mentre la costringeva a inginocchiarsi e a chiedergli scusa, ammettendo di essere una poco di buono. La lama le ha perforato la mano (prognosi di oltre 40 giorni) mentre lei tentava di proteggersi il volto. «Voleva sfregiarmi la faccia», aveva raccontato la donna in aula.
La ricostruzione
Ieri il giudice Martina Marinangeli ha condannato a un anno e 8 mesi di reclusione un 47enne anconetano, finito a processo per lesioni pluriaggravate ai danni dell’ex moglie, un’ucraina di 33 anni.
«Ha iniziato a strapparmi tutti i vestiti che avevo addosso, poi mi ha colpito alle gambe con il manico del mocio - aveva raccontato in lacrime -. Voleva sfregiarmi con un coltello che mi ha attraversato la mano con cui mi proteggevo il volto: quel giorno ho avuto paura di morire». Avrebbe tentato di soffocarla con un cuscino, prima ancora di colpirla. «Mi ha riempita di calci, dicendo che a casa sua non si poteva pregare».
Al punto che l’avrebbe costretta a inginocchiarsi proprio davanti a lui. Inutile il tentativo di scappare di casa. «Mi ha raggiunta e ha tentato di accoltellarmi alla faccia». Di fronte al sangue che le scorreva dalla mano, il 47enne si sarebbe fermato per soccorrerla e accompagnarla all’ospedale. Un barlume di lucidità che certo non è bastato ad evitargli la condanna.