OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
MACERATA - Tra Macerata, provincia di Ancona e Fermo, i Klidas viaggiano alla conquista del mondo con il loro disco di debutto intitolato “No Harmony”. L’album previsto per il prossimo 2 giugno, è stato registrato da Stefano Luciani al NuFabric studio di Fermo, mixato da Alex Wilson degli sleepmakeswaves a Sydney in Australia, masterizzato da Josh Bonati a New York e verrà pubblicato dall’etichetta australiana Bird’s Robe Records.
Le origini
I Klidas (parola ceca che significa “gigante di silenzio”) si sono formati nel 2014 nelle Marche e sono composti oggi da Emanuele Bury alla chitarra e voce, Francesco Coacci basso e voce, Lisa Luminari chitarra e voce Francesco Fratalocchi sassofono, Alberto Marchegiani tastiera e synth e Giorgio Staffolani alla batteria.
Come anticipazione del disco sono già usciti due singoli: “Shores” e “Not To Dissect”. «Il processo di registrazione dell’album è stato liberatorio – spiegano i Klidas - la musica era nell’aria da quasi dieci anni. I diversi brani sono stati messi in un ordine specifico e alla fine sono stati registrati seguendo un concetto. Lo scopo è sempre stato quello di associare immagini astratte alla musica, dato che l’ascolto di queste canzoni ci ha sempre ricordato immagini di elementi naturali. “Shores” raffigura l’attività dell’acqua, dalla distesa delle onde sinuose alla maestosità del mare in tempesta. È stata la prima canzone che abbiamo composto». Questo il pensiero della band commentando l’ultimo singolo recentemente pubblicato, nato inizialmente come tributo ad uno dei maestri dell’horror italiano ed internazionale, Lucio Fulci.
«L’album è ispirato al simbolismo degli elementi naturali, e “Not To Dissect” ritrae l’impetuosità e lo scintillio del fuoco. Il brano era inizialmente un tributo al film di Lucio Fulci “Non si sevizia un paperino”, con riff veloci che si dissolvono in una progressione dinamica inquietante». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico