Terapia chemio-free per i pazienti anziani affetti da leucemia linfatica cronica non precedentemente trattati. Attesa a breve in Italia l’approvazione della terapia di...
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Una migliore qualità della vita
Ibrutinib è un inibitore orale selettivo, primo nella classe della Bruton Tirosin Kinasi (Btk) che si è dimostrato capace di aumentare la sopravvivenza grazie a un meccanismo d’azione che blocca la proliferazione delle cellule leucemiche. I dati a lungo termine dello studio registrativo di fase III Resonate-2 dimostrano che il farmaco, a un follow-up mediano di 4 anni, riduce dell’87% il rischio di progressione della malattia o di morte. «Nella studio Resonate-2 – spiega la dr.ssa Alessandra Tedeschi, partecipante al protocollo clinico – sono stati arruolati pazienti di età maggiore o uguale a 65 anni con caratteristiche tali per cui non potevano sostenere la chemio immunoterapia standard a base di fludarabina, ciclofosfamide e rituximab (Fcr), caratterizzata da una buona efficacia ma difficilmente tollerata da gli anziani a causa degli effetti collaterali. Ibrutinib ha dimostrato di essere un farmaco efficace indipendentemente dalle caratteristiche del tumore, incrementando significativamente la sopravvivenza dei pazienti e migliorandone la qualità di vita. Inoltre, a differenza della chemio immunoterapia, si tratta di un farmaco orale, facilmente gestibile dal paziente a domicilio».
Unica terapia orale chemio-free
La leucemia linfatica cronica, Llc, è una neoplasia delle cellule B di tipo indolente in cui l’età alla diagnosi è mediamente superiore ai 70 anni e quella di inizio della terapia è di circa 75 anni. In Italia sono circa 3000 nuovi casi all’anno, con un’incidenza leggermente superiore negli uomini. L’Ibrutinib è già attualmente disponibile in prima linea solo per i pazienti ad alto rischio. «Ciò significa che oggi circa il 90% dei pazienti non ha la possibilità di ricevere come prima terapia un farmaco innovativo, non chemioterapico e orale, come ibrutinib – spiega il Professor Paolo Ghia, Programma Strategico di Ricerca sulla LLC, Divisione di Oncologia Sperimentale dell’Ospedale San Raffaele di Milano - Con l’indicazione in arrivo in Italia l’utilizzo in prima linea di questo trattamento potrà essere ampliato al paziente anziano, considerato che si tratta di patologia la cui età mediana è 72 anni». La disponibilità, anche in prima linea, di questo farmaco «mirato ed “intelligente” rappresenta un vero e proprio cambio dell’algoritmo terapeutico», commenta il il Professor Robin Foà, Dipartimento di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia dell’Università Sapienza di Roma. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico