Adotta un bambino e chiede di lavorare da remoto perché il neonato è in terapia intensiva: il capo la licenzia

1 di 2
Adotta un bambino e chiede di lavorare da remoto perché il neonato è in terapia intensiva: il capo la licenzia
La gioia di avere un figlio è certamente...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

La gioia di avere un figlio è certamente il punto più alto e luminoso di un percorso a volte tortuoso, fatto di visite mediche, attese estenuanti e paure, specialmente quando si parla di adozione. Nel caso di Marissa, poi, la situazione è stata resa ancor più complicata dalla risposta negativa della sua manager alla richiesta di poter lavorare da remoto, e più nello specifico dall'ospedale dove il neonato appena adottato si trovava ricoverato in terapia intensiva.

Il rifiuto ha scatenato forti polemiche e Ying Liu, fondatrice del brand di abbigliamento per cui lavorava Marissa, ha pubblicato due video di scuse nei confronti di Marissa in cui ammette il proprio errore di valutazione.

La chiamata

Marissa Hughes, impossibilitata a concepire a causa di un problema di sterilità, ha deciso - insieme al suo compagno - di ricorrere all'adozione e dopo lunghe attese hanno ricevuto, alla fine di dicembre, una chiamata dall'agenzia.

Judah, il neonato che possono finalmente chiamare loro figlio, è nato a 22 settimane, prematuro, e pesa meno di mezzo chilo, motivo per cui è stato ricoverato nel reparto prenatale di terapia intensiva, a nove ore di distanza da quelli che ora sono i suoi genitori. I problemi di salute del piccolo Judah richiedono un lungo soggiorno in ospedale e si pensa non sarà dimesso prima di fine marzo.

Per aiutare il neonato è stata anche aperta una raccolta fondi e in poco tempo sono stati raggiunti i 40mila dollari. Marissa è corsa, insieme al compagno, al capezzale di Judah e ha richiesto alla manager di poter lavorare direttamente dall'ospedale. Tuttavia, la proprietaria del brand Kyte Baby ha rifiutato la richiesta, spiegando che in un primo momento, dato le mansioni di Marissa, le è sembrato impossibile che potesse lavorare a distanza.

1 di 2
Morta per una trasfusione risarcimento ai figli: il ministero condannato 53 anni dopo
Leo era un gladiatore, non ce l’ha fatta. Muore il baby calciatore, aveva 13 anni
L’emozione di Irene Alfiere della Repubblica accanto a Mattarella: «Mi ha chiesto: come va? E io: tutto bene»
Uscite di sicurezza bloccate e numerose irregolarità: maxi multa e denuncia al titolare di una discoteca sulla costa
L'export salva (quasi) l'economia delle Marche Senza la farmaceutica saremmo in positivo