San Benedetto, morì per una trasfusione, risarcimento ai figli: il ministero della Salute ritenuto responsabile 53 anni dopo

morì per una trasfusione, risarcimento ai figli: il ministero della Salute ritenuto responsabile più di 50 anni dopo
SAN BENEDETTO - «Una storia di coraggio, perseveranza e ricerca della verità». Lo sostengono gli avvocati difensori di una famiglia di San Benedetto assistita...

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SAN BENEDETTO - «Una storia di coraggio, perseveranza e ricerca della verità». Lo sostengono gli avvocati difensori di una famiglia di San Benedetto assistita dallo Studio Legale Rossi, Copparoni & Partners, con gli avvocati Tommaso Rossi, Valentina Copparoni e Vanessa Marini che hanno portato fino in Corte di Cassazione il ministero della Salute in una lunga ed importante causa per risarcimento danni che hanno quindi fatto ottenere ai propri assisti.

 

La causa è stata intentata dai figli di una paziente deceduta a causa di un'epatite contratta tramite emotrasfusioni. «Emotrasfusioni - spiegano i legali -, che avrebbero dovuto portare sollievo e guarigione durante un intervento della signora all’ospedale hanno invece causato dolore, tragedia e morte dopo anni di indicibili sofferenze». I figli ormai grandi della donna deceduta portarono in giudizio al Tribunale di Ancona il Ministero nel 2013, chiedendo il risarcimento di tutti i danni conseguenti alla morte della madre, avvenuta nel 1998 a causa del contagio di epatite Hcv, contratta per emotrasfusioni effettuate nel 1971. Il Tribunale di Ancona respinse la domanda per prescrizione. Fu quindi fatto ricorso dallo Studio Legale Rossi, Copparoni & Partners, e la Corte di Appello di Ancona, nel 2021, ribaltò la sentenza di primo grado, dando piena ragione agli appellanti e condannando il Ministero al pagamento di 145mila euro per ciascuno degli attori, maggiorata di tutti gli interessi e la rivalutazione monetaria per tutti gli anni trascorsi.

La Corte di Appello

«La Corte di Appello - spiegano i legali - riteneva provata la responsabilità colposa del Ministero, su cui gravava l'onere di svolgere un'attività di controllo e vigilanza circa la pratica terapeutica della trasfusione del sangue e dell'uso degli emoderivati, anche per l'epoca anteriore alla scoperta del virus dell'Hcv; Ministero che, dunque, doveva rispondere per omessa vigilanza dei danni conseguenti ad epatite e ad infezione da Hiv contratte da soggetti emotrasfusi». Contro questa sentenza, però, il Ministero è ricorso per Cassazione nel 2021, e la battaglia sembrava non terminare mai. Ma poche settimane fa, la Corte di Cassazione, respingeva il ricorso del Ministero, accogliendo totalmente le ragioni difensive portate dai legali della famiglia colpita dal lutto. È stato affermato dunque che in caso di patologie conseguenti ad infezione da virus Hbv, Hiv e Hcv, contratte a seguito di emotrasfusioni, la responsabilità è del Ministero della salute anche per quelle eseguite in epoca anteriore alla conoscenza scientifica.

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Corriere Adriatico