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ANCONA - Mancano all’appello 320mila vaccini antinfluenzali. Tante sono le dosi che le Marche stanno disperatamente cercando di accaparrarsi per evitare che l’influenza stagionale crei un cortocircuito con l’emergenza Covid in corso, con ripercussioni anche gravi sulla salute delle persone ed il forte rischio di mettere ancor più sotto pressione il sistema sanitario regionale, già fortemente provato da mesi in trincea.
A caccia di scorte
Il problema è che, ormai, il vaccino è diventato un bene praticamente introvabile sulla piazza e, dopo il bando per l’acquisto di 150mila dosi andato deserto, l’Asur si è rimessa in moto con un’indagine di mercato – tutt’ora in corso – per individuare eventuali ditte disponibili a fornire al sistema sanitario regionale i vaccini che avranno ancora in scorta a fine dicembre.
Chi resta fuori
La categoria va a coprire quella parte della platea che non fruisce della prestazione vaccinale gratuita (aziende ed imprese). Un accordo tra Stato e Regioni ha stabilito che queste ultime si assumessero l’onere di distribuire l’1,5% della fornitura alle farmacie (percentuale che, per le Marche, si assesta su circa 6000 vaccini) ma, per usare un detto, è come chiedere alla Croce rossa di aiutare la chiesa, dal momento che sono le stesse Regioni a faticare per accaparrarsi le dosi necessarie. Per capire l’andamento della campagna vaccinale 2020 – la più importante di sempre data la concomitante pandemia di Coronavirus –, va premesso che è a carico del sistema sanitario nazionale la vaccinazione di bambini da 6 mesi a 6 anni, dei senior over 60, di portatori di malattie particolari di qualunque età, donatori di sangue, operatori sanitari, Forze di polizia e vigili del fuoco. La Regione ne aveva ordinati - lo scorso anno per poterne disporre in questa stagione –, 417.740, suddivisi in due tipologie: il Flaud, per gli over 65 anni, di cui erano state chieste 171.827 dosi, ed il Fluarix – per tutte le altre età, ma con la possibilità di inocularli anche ai + 65 – per il quale la domanda ammontava a 245.913 dosi. L’intera fornitura è però già stata esaurita. Già nel Rapporto LEA del 2017 stilato dal governo, che valuta i livelli essenziali di assistenza dei vari servizi sanitari regionali, le Marche venivano stigmatizzate per un ordinativo che si riteneva troppo basso. Problematica che si ripete anche ora, con l’aggravante di un potenziale impatto negativo sull’andamento della pandemia.ù
L’accordo
Intanto, prosegue il confronto tra Palazzo Raffaello ed i medici di base per l’accordo sulla somministrazione ai pazienti dei test rapidi antigenici per il monitoraggio del Covid. Venerdì è stata approntata la bozza del protocollo e gli uffici regionali l’hanno inoltrata il giorno dopo ai sindacati di categoria – sia quelli che hanno firmato l’accordo nazionale, sia quelli che si sono sfilati – con l’obiettivo di far aderire tutti.
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Corriere Adriatico