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Due focolai familiari, a Senigallia ed Ascoli Piceno. Più un uomo domiciliato a Macerata. Nove casi in totale: tre sicuramente di variante Delta, sei ancora in via di accertamento. Nessuno si era vaccinato. Con il pieno rispetto per le scelte di tutti, i cluster scaturiti dai tre positivi alla mutazione indiana del Covid (cosìdetta variante Delta) rappresentano l’assurdo paradigma di ciò che non andrebbe fatto in questa fase della pandemia. Le somministrazioni di sieri a tappeto rappresentano l’argine contro il dilagare di questa variante particolarmente efficiente e rinunciare alla profilassi è un assist alla diffusione.
Le verifiche sui casi stretti
Dopo i tre casi sequenziati dal laboratorio di Virologia di Torrette venerdì, le verifiche sui “casi stretti” eseguite ieri hanno restituito un quadro più preciso di quella che è la situazione. Partiamo dalla donna di 65 anni residente a Senigallia, già in quarantena per la positività del marito.
Il percorso a ritroso
Per loro due, si sta accertando se il contagio sia dovuto alla Delta o meno. Infine, il caso dell’uomo residente in Tunisia – da dove è rientrato ad inizio giugno –, ma domiciliato a Macerata nell’abitazione del fratello. Contagiato con la Delta, anche in questo caso il soggetto non si era vaccinato. L’obiettivo è ora quello di tenere sotto controllo i numeri, isolando i positivi con la quarantena. E l’Asur sta correndo ai ripari in questo senso.
La prevenzione al lavoro
A spiegare quali sono le mosse da fare ora è AlbertoTibaldi, coordinatore del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda: «si cerca di individuare il raggio più ampio possibile con le inchieste epidemiologiche per fare gli isolamenti. Si fa il tracciamento concentrico sulle persone che hanno avuto un contatto stretto col positivo. Se questi ultimi soggetti sviluppano anche loro sintomatologia e, alla fine della quarantena di 14 giorni, risultano positivi, diventano casi indice e si allarga il tracciamento». Il fato che il numero di nuovi positivi sia così ridotto in questa fase – ieri 5 positivi, due nella provincia di Pesaro Urbino, 1 in quella di Ancona, 1 in quella di Fermo, 1 fuori regione, mentre non sono stati comunicati casi nelle province di Macerata e di Ascol - diventa fondamentale per il tracciamento. «Quando si è sotto i 50 positivi a settimana, siamo nella condizione di tracciare in maniera corretta ed accurata tutti i casi». Siamo stati fortunati che la Delta sia arrivata ora che la situazione è sotto controllo, «ma dobbiamo tenere conto che circolerà velocemente – alza l’asticella di guardia Tibaldi – e ci saranno casi con sintomatologia più o meno importante a seconda del livello di vaccinazione che raggiungeremo. Se il piano di somministrazioni, come siamo sicuri, darà i suoi effetti positivi, avremo la circolazione del virus ma senza il riempimento dei reparti ospedalieri». Parola chiave, dunque, vaccinarsi. Nelle scorse settimane, l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini aveva lanciato una chiamata alle armi per la fascia 40-59 che si era mostrata più reticente alle somministrazioni. A maggior ragione, ora, quell’appello si fa concreto.
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Corriere Adriatico