ANCONA - Potrebbe slittare ad altra data, a causa dell'impedimento del difensore di Davide Degennaro, presidente di Interporto Puglia, l'udienza in programma domani...
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Lo scorso ottobre, la Procura aveva fatto sequestrare dalla Guardia di Finanza beni per 15 milioni di euro riconducibili ai tre indagati: venti conti correnti, quote di società, due abitazioni a Bologna, una a Parma e due a Roma, tra cui una palazzina in via Archimede, ai Parioli, intestata a una società di familiari di Bianconi. I due episodi contestati ruotano attorno proprio all'immobile di via Archimede che apparteneva a una società facente capo a Casale e sarebbe stato utilizzato per ripagare Bianconi della concessione di linee di credito in assenza di condizioni: l'immobile venne acquisito da una ditta riconducibile a Bianconi che avrebbe lucrato sulla differenza tra il costo del mutuo e una locazione per l'utilizzo dello stabile pagata da un'altra azienda facente capo a Casale. Degennaro, anch'egli presunto beneficiario di aperture di credito agevolate, sarebbe subentrato, dopo l'arresto di Casale nel 2011 per una vicenda distinta da Banca Marche, per continuare a far avere a Bianconi il 'prezzò della corruzione tra privati con un'operazione simulata di acquisto dello stesso palazzo.
Intanto si attende la conclusione dell'inchiesta "madre" su Banca Marche che coinvolge 37 persone - una nel frattempo è deceduta - tra ex vertici di Banca Marche e Medioleasing, ex componenti del Cda e imprenditori, accusati a vario titolo di reati che vanno dall'appropriazione indebita aggravata alla corruzione tra privati, dal falso in bilancio e in prospetto, alle false comunicazioni sociali e ostacolo all'esercizio della vigilanza. In 12 devono rispondere di associazione per delinquere.
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Corriere Adriatico