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MACERATA - Veleno per topi che sarebbe stato utilizzato come anticoagulante e causare la morte di una degli otto ospiti della Rsa di Offida che, secondo la Procura di Ascoli sarebbero stati uccisi da Leopoldo Wick.
È quanto contestato nel corso dell’udienza che si è tenuta ieri mattina davanti ai giudici della corte d’assise di Macerata, dove è ripreso il processo che vede l’infermiere imputato della struttura imputato di omicidio e del tentato omicidio di altri quattro anziani, è stato ascoltato un secondo perito indicato dalla difesa, il professor Leonardo Grimaldi dell’istituto di medicina legale dell’università Cattolica di Roma che, nel prendere in considerazione caso per caso, ha cercato di smontare il castello accusatorio costruito dalla Procura.
Il metodo
Il perito, in un caso, ha fatto dei rilievi ben precisi alle tesi dell’accusa facendo notare che nel caso di una delle vittime che sarebbe deceduta a seguito di un importante scoagulamento del sangue, il farmaco indicato come quello che sarebbe stato utilizzato, il Super Warfarin, sarebbe un veleno per topi in panetti che avrebbe dovuto essere ingerito in grandi quantità per poter causare la morte su un essere umano.
Le precisazioni
Nel corso dell’udienza, poi, ha chiesto ed ottenuto di poter fare delle ulteriori precisazioni con riferimenti alla letteratura scientifica anche l’altro perito della difesa, la tossicologa forense Sabina Strano Rossi. La docente della università Cattolica di Roma, a ulteriore sostegno di quanto sostenuto nel corso della sua audizione circa i dubbi sollevati sui valori tossicologici di riferimento presi in considerazione dalla pubblica accusa sostenenendo che ci fossero delle differenze tra quelli riferiti alle persone in vita dai risultati ottenuti sulle persone defunte, nei giorni scorsi ha interpellato il professor Schultz, massimo esponente di tossicologia a livello mondiale, lo stesso che ha predisposto le tabelle tossicologiche che sono state utilizzate dai periti dell’accusa, che rispondendo alla mail, ha ribadito che le concentrazioni post mortem, sebbene non ci siano dei riferimenti precisi, sono da ritenere un capitolo a parte che nulla ha a che vedere con i valori previsti per le persone in vita. Il processo è stato aggiornato al 27 aprile con la requisitoria del pubblico ministero.
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Corriere Adriatico