SENIGALLIA - «Visto che loro hanno aiutato me, io voglio aiutare te». Sembrava onesta quando si è fatta avanti per offrirgli un lavoro. Lui ci ha creduto: in...
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Ha chiesto aiuto alla compagna e alla madre di lei. Soldi cash, consegnati in più soluzioni. Poi si sono volatilizzati: il suo ingresso in società non è mai stato formalizzato e del lavoro, nemmeno l’ombra.
È a processo per truffa una 46enne senigalliese, nata in Svizzera, accusata di aver raggirato, nell’aprile 2012, il cugino 48enne, anche lui residente a Senigallia, la sua compagna (56enne) e la madre di lei, 77 anni, di Falconara. L’anziana, assistita dall’avvocato Marco Proietti Mosca, è la vittima principale di un presunto bluff che le ha fatto perdere 14mila euro.
Quel denaro doveva essere investito dal compagno della figlia nella società dell’imprenditrice italo-svizzera. «Non lavoravo, ero iscritto all’ufficio di collocamento - ha raccontato il 48enne -. Un giorno è venuta nella lavanderia di mia madre, mi ha visto giù di morale e mi ha chiesto perché stessi così. Le ho detto la verità: non avevo abbastanza soldi, non volevo chiederli ai miei, avevo dei figli da mantenere. Lei mi fa: visto che loro hanno aiutato me, io voglio aiutare te, sei mio parente...» Ma la promessa di lavoro era una farsa. L’imputata respinge le accuse, rinnega la firma di una scrittura privata in cui avrebbe riconosciuto il debito e dice di aver ricevuto 4mila euro dal cugino, che poi non assunto per presunti problemi con l’alcol. E il resto dei soldi? «Mai visti, se li è tenuti la sua fidanzata», si è giustificata. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico