Jesi, il Pronto soccorso si può allargare «Per l’Urbani pronti 560mila euro»

Jesi, il Pronto soccorso si può allargare «Per l’Urbani pronti 560mila euro»
JESI «Pronti 560mila euro per l’ampliamento del pronto soccorso del Carlo Urbani. Presto a disposizione i progetti per i nuovi Ospedale e Casa della Comunità:...

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JESI «Pronti 560mila euro per l’ampliamento del pronto soccorso del Carlo Urbani. Presto a disposizione i progetti per i nuovi Ospedale e Casa della Comunità: qui a Jesi, con 7,3 milioni, l’investimento maggiore di quelli a cui sono stati destinati i fondi del Pnrr». Così l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, intervenendo ieri – con a fianco la commissaria straordinaria dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Ancona Nadia Storti – al Consiglio comunale aperto in tema sanità. 

 


Priorità al confronto

Il clima è di «dialogo leale fra le istituzioni» si riconoscono assessore e sindaco Lorenzo Fiordelmondo. Sala gremita: rappresentanti sindacali, addetti ai lavori sul territorio, sindaci come di Santa Maria Nuova, San Marcello e Serra San Quirico, Tribunale del Malato e Comitato di difesa dell’ospedale, consiglieri comunali portano i propri interventi nel toccare, dal personale alle liste d’attesa fino alle carenze della sanità territoriale, tutti i tasti critici. Ma Saltamartini rivendica la qualità dei servizi offerti e le risorse destinate a questa parte di regione: «Ospedale e sanità di Jesi sono fra i più importanti delle Marche, con professionalità di alto profilo e Dea di primo livello per quattordici specializzazioni. Qui da poco l’investimento da 1,9 milioni per la nuova Tac. E presto ne faremo uno ulteriore, per la robotica negli interventi chirurgici». La seduta si era aperta coi dati portati da Stefania Franceschini, coordinatrice Rsu d’Area Vasta 2: «Fra il 2018 e il 2020, in particolare nel 2020, degli accessi al pronto soccorso dell’ospedale Carlo Urbani un 72% è stato di codici verdi, un 4% di bianchi, un 3% di rossi. Il resto, oltre il 20% di gialli. A Macerata, ad esempio, i dati sono 44% di verdi, 45% di gialli, 8% rossi. Forse può spiegarlo il fatto che nell’area di Jesi e degli ospedali limitrofi vi è una media di 13,7 posti letto ogni mille abitanti, al di sotto dei 16 nazionali. Sotto la media nazionale, il 3,88% contro il 4,67%, anche la percentuale degli over 65 assistiti a domicilio. Meno anziani assistiti a casa, più accessi altrimenti evitabili al pronto soccorso». E poi, «nel 2022, a fronte di 29 infermieri usciti dall’organico, appena 8 le assunzioni. Va meno peggio per gli oss: 23 cessazioni, 21 assunzioni». 

Le richieste 

Tribunale del Malato e sindaci richiamano l’attenzione sul ruolo da dare per la sanità territoriale ai medici di famiglia. E sulle difficoltà, nei piccoli centri, a sostituire chi termina l’attività. «Non possiamo ordinare ai medici di medicina generale di aprire gli ambulatori – dice sul punto Saltamartini – ma nel bilancio della Regione ci sono 9 milioni destinati all’acquisto di attrezzature: se si associano, pronti a mettere a disposizione dei medici di medicina generale locali pubblici gratuitamente, infermieri, impiegati amministrativi». E poi, su personale ospedaliero e impiego dei medici delle cooperative private nei pronto soccorso, l’assessore generale parte dai tetti di spesa imposti dai vincoli di bilancio comunitari e statali e afferma: «Mancano medici, non ne sono stati formati negli anni precedenti. Non possiamo assumere per i limiti di spesa ma possiamo spendere per acquistare servizi: di qui il ricorso alle cooperative. O dopo i due anni di sacrifici contro i Covid dovevamo negare al personale i riposi?».

Il personale

Continua Saltamartini: «Abbiamo mille infermieri ma non possiamo fare ricorso alle graduatorie se non se ne allungano i tempi di durata. E i contratti di 1.500 figure circa che abbiamo potuto inserire per fronteggiare la pandemia, scadranno al 30 aprile: hanno diritto alla stabilizzazione, possiamo trattenerle ma non possiamo assumere quanti sono nelle graduatorie dei concorsi. Una lotta tra poveri. Ne ho parlato al ministro, prima a Speranza e poi all’attuale Schillaci, perché affrontino la situazione». 
 

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Corriere Adriatico