Jesi, il Pronto soccorso si può allargare «Per l’Urbani pronti 560mila euro»

Jesi, il Pronto soccorso si può allargare «Per l Urbani pronti 560mila euro»
Jesi, il Pronto soccorso si può allargare «Per l’Urbani pronti 560mila euro»
di Fabrizio Romagnoli
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Venerdì 24 Febbraio 2023, 03:30

JESI «Pronti 560mila euro per l’ampliamento del pronto soccorso del Carlo Urbani. Presto a disposizione i progetti per i nuovi Ospedale e Casa della Comunità: qui a Jesi, con 7,3 milioni, l’investimento maggiore di quelli a cui sono stati destinati i fondi del Pnrr». Così l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, intervenendo ieri – con a fianco la commissaria straordinaria dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Ancona Nadia Storti – al Consiglio comunale aperto in tema sanità. 


Priorità al confronto

Il clima è di «dialogo leale fra le istituzioni» si riconoscono assessore e sindaco Lorenzo Fiordelmondo.

Sala gremita: rappresentanti sindacali, addetti ai lavori sul territorio, sindaci come di Santa Maria Nuova, San Marcello e Serra San Quirico, Tribunale del Malato e Comitato di difesa dell’ospedale, consiglieri comunali portano i propri interventi nel toccare, dal personale alle liste d’attesa fino alle carenze della sanità territoriale, tutti i tasti critici. Ma Saltamartini rivendica la qualità dei servizi offerti e le risorse destinate a questa parte di regione: «Ospedale e sanità di Jesi sono fra i più importanti delle Marche, con professionalità di alto profilo e Dea di primo livello per quattordici specializzazioni. Qui da poco l’investimento da 1,9 milioni per la nuova Tac. E presto ne faremo uno ulteriore, per la robotica negli interventi chirurgici». La seduta si era aperta coi dati portati da Stefania Franceschini, coordinatrice Rsu d’Area Vasta 2: «Fra il 2018 e il 2020, in particolare nel 2020, degli accessi al pronto soccorso dell’ospedale Carlo Urbani un 72% è stato di codici verdi, un 4% di bianchi, un 3% di rossi. Il resto, oltre il 20% di gialli. A Macerata, ad esempio, i dati sono 44% di verdi, 45% di gialli, 8% rossi. Forse può spiegarlo il fatto che nell’area di Jesi e degli ospedali limitrofi vi è una media di 13,7 posti letto ogni mille abitanti, al di sotto dei 16 nazionali. Sotto la media nazionale, il 3,88% contro il 4,67%, anche la percentuale degli over 65 assistiti a domicilio. Meno anziani assistiti a casa, più accessi altrimenti evitabili al pronto soccorso». E poi, «nel 2022, a fronte di 29 infermieri usciti dall’organico, appena 8 le assunzioni. Va meno peggio per gli oss: 23 cessazioni, 21 assunzioni». 

Le richieste 

Tribunale del Malato e sindaci richiamano l’attenzione sul ruolo da dare per la sanità territoriale ai medici di famiglia. E sulle difficoltà, nei piccoli centri, a sostituire chi termina l’attività. «Non possiamo ordinare ai medici di medicina generale di aprire gli ambulatori – dice sul punto Saltamartini – ma nel bilancio della Regione ci sono 9 milioni destinati all’acquisto di attrezzature: se si associano, pronti a mettere a disposizione dei medici di medicina generale locali pubblici gratuitamente, infermieri, impiegati amministrativi». E poi, su personale ospedaliero e impiego dei medici delle cooperative private nei pronto soccorso, l’assessore generale parte dai tetti di spesa imposti dai vincoli di bilancio comunitari e statali e afferma: «Mancano medici, non ne sono stati formati negli anni precedenti. Non possiamo assumere per i limiti di spesa ma possiamo spendere per acquistare servizi: di qui il ricorso alle cooperative. O dopo i due anni di sacrifici contro i Covid dovevamo negare al personale i riposi?».

Il personale

Continua Saltamartini: «Abbiamo mille infermieri ma non possiamo fare ricorso alle graduatorie se non se ne allungano i tempi di durata. E i contratti di 1.500 figure circa che abbiamo potuto inserire per fronteggiare la pandemia, scadranno al 30 aprile: hanno diritto alla stabilizzazione, possiamo trattenerle ma non possiamo assumere quanti sono nelle graduatorie dei concorsi. Una lotta tra poveri. Ne ho parlato al ministro, prima a Speranza e poi all’attuale Schillaci, perché affrontino la situazione». 
 

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