FALCONARA - Abitava da solo e nessuno, per giorni, ha denunciato la sua scomparsa, provato a chiedersi che fine avesse fatto o reclamato il suo corpo quando un...
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L’uomo non aveva figli, moglie, cugini, pochi amici. Solo un’anziana sorella che al termine di tutti gli accertamenti necroscopici e del dna è stata raggiunta dalla terribile notizia. Il cadavere, in avanzato stato di decomposizione per essere rimasto almeno 10 giorni parzialmente immerso in acqua ed esposto agli agenti atmosferici, è stato senza identità per mesi. Si pensava fosse un pescatore, ma non aveva documenti addosso o segni particolari distintivi. Poi, la svolta. La Polizia municipale di Chiaravalle ritrova una vecchia Fiat Uno parcheggiata (con le chiavi nel cruscotto) nei pressi di un canale dove scorre un torrente che affluisce al fiume Esino.
Un punto dove settimanalmente si svolge il mercato rionale. Per la presenza del mercato e per il fatto che nessuno avesse provveduto a spostare quella macchina, la Municipale l’ha fatta rimuovere, segnalando però ai carabinieri di Falconara il nome del proprietario cui sono risaliti dai documenti della vettura. I sospetti che potesse trattarsi proprio del cadavere senza nome si sono trasformati in certezza solo con il match del dna, disposto dal pm della Procura di Ancona Daniele Paci ed eseguito dal medico legale dottor Manuel Papi presso l’istituto di medicina legale di Torrette. Dall’indirizzo del libretto della macchina, con la collaborazione dei carabinieri della Stazione di Chiaravalle, si è risaliti all’abitazione del proprietario, ovviamente incustodita. Lì i militari hanno repertato un pettine da rasoio, dove pensavano che avrebbero potuto trovare tracce biologiche. Dalla comparazione delle tracce sul pettinino e del Dna estratto durante l’autopsia si è arrivati all’identità del poveretto. Con ogni probabilità, il pensionato dopo aver parcheggiato la macchina vicino al canale, con le chiavi nel cruscotto forse perché intenzionato a tornare subito dopo una breve passeggiata, ha fatto pochi passi prima di scivolare nel torrente.
Il buio, lo spavento e le difficoltà dell’età gli sono stati fatali: non è riuscito a tornare a riva e mettersi in salvo, trascinato dalla corrente forte dei giorni di pioggia torrenziale, fino al fiume Esino. Dai riscontri anatomopatologici, sembra che l’uomo sia morto per annegamento. Al termine degli accertamenti necessari a dare un’identità al poveretto, la salma è stata restituita alla sorella - unica parente - che si è occupata della sepoltura al cimitero di Chiaravalle. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico