ANCONA - Le telecamere della videosorveglianza inquadrano due fedeli che pregano, assorti in devozione davanti a un altare. Scattano anche foto, osservano ammirati quadri e arredi...
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Per questo oggi, in una conferenza stampa convocata al comando provinciale della Montagnola, saranno mostrati per la diffusione delle immagini alcuni beni recuperati dai carabinieri, soprattutto quelli di cui ancora non si è riusciti a risalire al luogo esatto di provenienza. Tra questi anche il pezzo pregiato della refurtiva sequestrata, uno spadino con parti in oro che non si sa da dove venga.
Di sicuro i siciliani arrestati per furto aggravato e continuato avevano visitato prima dell’estate il Duomo di Senigallia e la Collegiata di Castelfidardo, oltre a una chiesa del centro storico di Pesaro, mentre in Emilia-Romagna avrebbero colpito a Rimini e Piacenza. Agivano sempre alla stessa maniera, camuffandosi da fedeli in pellegrinaggio, con tanto di guida turistica in mano e macchina fotografica a tracolla. Entravano in chiesa e osservavano altari e quadri alle pareti, spesso si inginocchiavano a pregare. In realtà aspettavano il momento buono per rubare arredi sacri senza essere visti.
Ma in qualche caso le loro malefatte non sono sfuggite alle telecamere della videosorveglianza, così nelle immagini acquisite dagli investigatori si è trovato materiale utile alle indagini, che dopo Ferragosto hanno portato all’arresto dei due presunti autori dei furti nelle chiese, tuttora in carcere. La refurtiva recuperata consiste soprattutto in calici, pissidi e altri oggetti sacri con parti in oro che erano a portata di mano e facilmente smerciabili sul mercato dei ricettatori. Non beni di rilevante pregio storico-artistico, ma di sicuro un bottino di un certo valore economico. Dalle indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Ancona Ruggiero Di Cuonzo, è stato possibile ricostruire che i due siciliani, oltre alle dieci chiese in cui erano stati denunciati i furti, abbiano visitato altri edifici religiosi. L’esame del loro traffico telefonico ha consentito di ricostruire ad esempio, dalle celle agganciate, che i due avevano stazionato per un po’ in piazza San Francesco ad Ancona, dove c’è San Francesco alle Scale, ma non ci sono immagini della videosorveglianza che li riprendono, né il parroco aveva notato la mancanza di qualche oggetto sacro custodito nella chiesa. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico