Gigio Alberti in tournée nelle Marche insieme ad Amanda Sandrelli con “Vicini di casa”: «Qui il sesso è solo libertà»

«L’autore della pièce è uno spagnolo e non vede davvero niente di male nelle pulsioni più naturali»

Gigio Alberti in tournée nelle Marche insieme ad Amanda Sandrelli con “Vicini di casa”
Gigio Alberti in tournée nelle Marche insieme ad Amanda Sandrelli con “Vicini di casa”
di Lucilla Niccolini
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Martedì 20 Febbraio 2024, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 15:24

Commedia sexy. Si potrebbe definire così “Vicini di casa” di Cesc Gay, per la regia di Antonio Zavatteri. Sarà oggi a Camerino, domani a Porto Sant’Elpidio e alle Muse di Ancona, da giovedì a domenica, per la stagione di prosa di Marche Teatro. Gigio Alberti ne è l'interprete, assieme ad Amanda Sandrelli. Formano una coppia, cui il tempo trascorso ha tolto affiatamento. Confrontarsi con i vicini di casa, Alessandra Acciai e Alberto Giusta, più giovani e disinibiti, farà loro guardare la realtà con altri occhi.

Quanto assomiglia Gigio Alberti a Giulio, il suo personaggio?

«Dal punto di vista dell'umorismo sarcastico, parecchio. Anche a me viene naturale fronteggiare l'emergenza con una battuta. Però, ho dovuto lavorare sul conflitto, che io rifuggo sempre, per carattere. Nella commedia, il conflitto è sottostante al rapporto di coppia tra me e Anna, mai affrontato, se non a colpi di battute sarcastiche. È quello che succede nella maggior parte dei matrimoni: i problemi vengono nascosti, per pigrizia. Poi, Anna e Giulio incontrano due esseri soddisfatti, aperti, liberi da convenzioni». 

Anche nel sesso?

«Un tabù, per noi italiani. Meno per gli spagnoli, com'è l'autore della pièce, che non vede niente di male nelle pulsioni più naturali. La cosa straordinaria è che in questo testo il sesso è libertà. E non c'è una sola nota di volgarità: i vicini di casa sono candidi, senza malizia. Sembrano scesi da un altro mondo. E chi, come Anna e Giulio, non ha mai affrontato questi temi senza provare pudore, si trova spiazzato».

Due mondi a confronto?

«Esattamente.

Ma il mondo reale è inadeguato a incontrare la felicità, non sa come affrontarla. Soprattutto Giulio. Anna è preoccupata di assecondare i vicini di casa, che lei stessa ha invitato per un aperitivo. Rifiuta il conflitto, che invece cerca Giulio, difendendosi con il naturale sarcasmo. Ma finisce per fare un autogol».

In che senso?

«Resistendo al confronto, denuncia un rapporto di coppia in difficoltà, sempre sul filo del risentimento, per problemi sotterranei mai risolti».

Il testo di Gay ha dato spunto anche a film, di cui uno spagnolo e uno italiano. Un altro confronto.

«Questa commedia nasce per il teatro, e qui deve restare. Il cinema raffredda il clima e toglie l'interazione col pubblico, fondamentale. Gli spettatori ridono dall'inizio alla fine. E quando, in scena, senti che, quello che dici e fai, “arriva”, questo ti dà una carica enorme, perché capisci che il divertimento, che ti deriva dal recitare un buon testo, ti torna indietro».

Qual è il feedback?

«Davanti alle frasi degli ospiti, che nessuno si aspetta, il pubblico è colto di sorpresa. E reagisce con risatine isteriche. Poi, a mano a mano che si salgono i gradini di una visione disinibita del rapporto di coppia, le risate diventano liberatorie. È il segno che si sta proponendo una via d'uscita da una situazione incagliata nelle secche del non-detto, della quotidianità, del ripiego».

Insomma, una terapia di coppia?

«Qualcuno, uscendo dal teatro, ci riflette su: i meccanismi, nelle coppie datate, in fondo sono più o meno gli stessi. Un confronto con realtà diverse è sempre positivo. Serve a trovare possibili soluzioni».

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