A Fossombrone uccise la cognata, prima aveva cercato online le strategie difensive per i delitti: la verità del perito su Andrea Marchionni

A Fossombrone uccise la cognata, prima aveva cercato online le strategie difensive per i delitti: la verità del perito su Andrea Marchionni
A Fossombrone uccise la cognata, prima aveva cercato online le strategie difensive per i delitti: la verità del perito su Andrea Marchionni
di Luigi Benelli
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Mercoledì 20 Marzo 2024, 11:45 - Ultimo aggiornamento: 13:29

URBINO Le ricerche sul computer relative agli omicidi e le reazioni degli assassini. Ieri udienza a Urbino per il caso di Andrea Marchionni, falegname di 47 anni, reo confesso dell’omicidio di Marina Luzi, cognata 39enne di Fossombrone.

Era il 25 luglio quando le sparò con la sua Beretta un colpo in fronte sull’uscio di casa. L’uomo è stato giudicato incapace di intendere e di volere al momento del fatto, ma in grado di affrontare il processo. Oggi si trova in una Rems, la residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza per casi psichiatrici.  

L’ipotesi della premeditazione

Ieri, in incidente probatorio davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Urbino, è toccato al perito informatico depositare i contenuti delle verifiche fatte sulle ricerche online effettuate dall’omicida con il cellulare e i computer. Andrea Marchionni in una lettera motivò il gesto sostenendo che «la massoneria è coinvolta nella vicenda Covid e il vaccino contiene sostanze dannose per la salute (nanotecnologia) e che Marina Luzi assieme ad altre persone hanno operato per contagiarmi e procurarmi danni fisici con questi dispositivi che sono a tutti gli effetti armi biologiche».

Presenti le parti civili

Ieri in aula erano presenti anche l’avvocato Elena Fabbri, che tutela il compagno della vittima e la figlia, e l’avvocato Francesco Coli, che assiste la sorella e la madre di Marina. Dalla perizia sono emerse le ricerche online relative al Covid.

Il legale Coli ha presentato, tramite un perito di parte, alcuni spunti relativi a ricerche relative all’acquisto di armi.

Ma soprattutto nel computer di Marchionni stati rinvenuti articoli di giornale e svariate ricerche relative a casi di omicidi e di persone che hanno confessato il crimine, giustificandosi per quei fatti. Uno spunto che la parte civile non vuole lasciare cadere nel vuoto, ipotizzando una premeditazione dell’evento. Ora toccherà alla pm Simonetta Catani esercitare l’azione penale e chiedere comunque il rinvio a giudizio. Il perito Luigi Berloni, psicopatologo forense, ha valutato che Marchionni era del tutto incapace di intendere e di volere al momento del fatto. Sarebbe affetto da «schizofrenia paranoide» e da «psicosi delirante».

Il delirio per il Covid

Una patologia che sarebbe insorta dai tempi del Covid, con effetti «deliranti e allucinatori». Il perito ne ha confermato la pericolosità sociale, un soggetto potenzialmente in grado di ripetere quanto commesso. Ma al tempo stesso lo ha giudicato in grado di partecipare al processo. 

Rinviabile a giudizio

Il caso, quindi, finirà comunque davanti al giudice per l’udienza preliminare che, nonostante la totale infermità mentale al momento del fatto, dovrà comunque rinviare a giudizio Marchionni. In questa fase toccherà alla difesa chiedere il dibattimento davanti all’assise o più presumibilmente il rito abbreviato. E le parti civili potrebbero chiedere un’integrazione di perizia alla luce di questi nuovi elementi.

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