ANCONA Oltre 130 milioni di danni - e la cifra è ancora approssimativa per difetto - possono bastare per indurre il governatore Francesco Acquaroli a chiedere al governo amico lo stato di emergenza per il terremoto che ha colpito le Marche lo scorso 9 novembre? Possono bastare gli oltre 2.300 interventi effettuati dai vigili del fuoco fino ad oggi nelle province maggiormente colpite, quelle di Ancona e Pesaro Urbino?
La Regione sta valutando
Il presidente della Regione sta valutando la situazione in queste ore, e sono ore convulse con un pressing politico che ha portato allo scontro frontale centrodestra e centrosinistra in consiglio regionale, dove le parole del capogruppo leghista Renzo Marinelli («lo stato di emergenza potrebbe condizionare l’arrivo dei turisti») sono state stigmatizzate con veemenza e c’è voluto l’intervento diretto del governatore per riportare la discussione sui giusti binari.
Il paradosso Senigallia
Il paradosso è stato spiegato dalla consigliera Pd Anna Casini: «Prendiamo Senigallia, colpita da alluvione e sisma. Se la Regione non si appellerà al governo, i cittadini alluvionati con lo stato di emergenza avranno i fondi per riparare i danni. Invece i senigalliesi con crepe da riparare dopo il sisma, no. Assurdo».
Maria Teresa Bianciardi