La crociata pop di Biancani: «Pagati 5mila euro al mese per approvare leggi inutili»

La crociata pop di Biancani: «Pagati 5mila euro al mese per approvare leggi inutili»
La crociata pop di Biancani: «Pagati 5mila euro al mese per approvare leggi inutili»
di Martina Marinangeli
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 13:12

ANCONA Nella sonnacchiosa aula del Consiglio regionale, ci ha pensato il vicepresidente dell’assemblea legislativa Andrea Biancani, quota Pd, a suonare la sveglia. A Palazzo Leopardi si discuteva di una fondamentale legge per le Celebrazioni dell’Ordine dei Frati Cappuccini, il cui cinquecentenario cade nel 2028. Norma entrata di diritto nel novero che contempla anche il Saltarello, le Infiorate artistiche e altre amenità assurte a leggi regionali in questa XI legislatura. Biancani - candidato in pectore per lo scranno più alto del Comune di Pesaro - è il relatore di minoranza dell’articolato e l’eloquio con cui lo presenta sa già di prequel di un one man show d’annata.


La tesi

Il jab al volto per iniziare: «Prevediamo leggi già morte». Poi il gancio: «Discutere norme come queste squalifica il ruolo del Consiglio regionale». E il montante: «Non ci sono soldi per finanziare niente, ma finanziamo una celebrazione che arriverà nel 2028». Ma il colpo da ko se l’è tenuto per il gran finale, un’intemerata sull’attività dell’assemblea legislativa che, a ben guardare, è tutt’altro che campata in aria. «Concludere il Consiglio alle 14 (come successo ieri, ndr) è indegno. Mi alzo alle 5 per venire qui in treno da Pesaro e alle 14 vado via, con centinaia e centinaia di mozioni da discutere. L'attività legislativa è completamente ferma, le leggi che votiamo sono di 3 articoli per celebrare qualcuno. Prendiamo 5mila euro netti al mese per fare le leggi sulle celebrazioni», sbotta. L’avvelenata targata Biancani non raccoglie però il consenso dei colleghi d’aula, neanche dei suoi compagni di banco all’opposizione. «Non mi riconosco proprio nelle sue parole - rispedisce la bordata al mittente la capogruppo del M5S Marta Ruggeri - sono da sola a rappresentare la regione. Certo, se Simona Lupini fosse rimasta con noi sarebbe stato meglio», la stoccata all’ex collega di Movimento, poi passata alla Lega dopo un paio di giravolte intermedie. Prosegue Ruggeri: «Nel Pd sono in 8, forse per loro è più semplice, io sono una a fare tutto.

Però è vero che potrebbero arrivare più proposte di legge in aula e in prima commissione stiamo cercando di accelerare l’iter». Più piccata la replica di Jessica Marcozzi, capogruppo di Forza Italia, che della legge sui Frati Cappuccini è prima firmataria: «Biancani ha solo voluto fare uno show. Anche il Pd propone questo tipo di leggi, e lo faceva anche quando era in maggioranza. Ora dicono che serve un testo unico e non leggi spot: perché non lo hanno fatto quando erano al governo della Regione»?. Domanda lecita. Affonda lo stiletto Carlo Ciccioli, ex capogruppo regionale FdI e oggi candidato alle Europee per il partito di Giorgia Meloni: «È demagogia, un’uscita populista. Forse lui non fa niente perché sta all’opposizione, con un partito malmesso. Io lavoro 14 ore al giorno e non riesco a dare il resto». E ancora: «L’attività dell’aula è la punta dell’iceberg. Essendo stato in maggioranza, dovrebbe sapere che il lavoro vero è un altro: preparare atti e leggi importanti, che richiedono un impegno certosino». E va di elenco: bilancio, legge urbanistica, Piano socio sanitario, riforma delle Ast. 

Acqua sul fuoco

Il capogruppo dem Maurizio Mangialardi derubrica l’intervento a «una battuta». Ma nel merito della questione, la pensa in parte come il collega di partito: «La maggioranza propone solo leggi-manifesto imbarazzanti e il ruolo legislativo del consigliere così è svilito». Se ne distacca però sul tema dello stipendio: «Ci adoperiamo al meglio per la comunità lavorando h24: 700 interrogazioni, 220 mozioni, 70 pdl: questa è l’opposizione. Certo, se ci pagassero solo per quello che arriva in aula dalla maggioranza, i soldi dovremmo metterceli noi», ironizza (ma neanche troppo). Insomma, il j’accuse di Biancani non cade nel vuoto. Chissà cosa ne penserebbe il collega di partito Fassino, che dallo scranno del Parlamento dichiarò lo scorso agosto che «4700 euro al mese non sono uno stipendio d’oro».

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