Un’associazione di volontariato in nome di Pamela Mastropietro. La mamma Alessandra Verni: «Vogliamo aiutare le persone»

Un’associazione di volontariato in nome di Pamela Mastropietro. La mamma Alessandra Verni: «Vogliamo aiutare le persone»
Un’associazione di volontariato in nome di Pamela Mastropietro. La mamma Alessandra Verni: «Vogliamo aiutare le persone»
di Benedetta Lombo
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Martedì 5 Marzo 2024, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 11:10

MACERATA «Aiutare le persone a ritrovare un benessere psico-emotivo attraverso la pratica di attività che coinvolgano: l’arte declinata in ogni sua forma, la natura e gli animali». È questo lo scopo dell’Associazione Pamela Mastropietro odv nata in ricordo della 18enne romana che il 30 gennaio del 2018 fu violentata, uccisa e fatta barbaramente a pezzi a Macerata. Ieri a dare notizia della nascita dell’organizzazione di volontariato è stata la mamma Alessandra Verni: «È con immensa gioia che in occasione del mio quarantacinquesimo compleanno, annuncio la nascita dell’Associazione Pamela Mastropietro odv intitolata e in memoria di mia figlia». 

L’impegno

La madre della giovane ha poi aggiunto che l’associazione è stata costituita il 30 gennaio di quest’anno (altro giorno simbolo, a sei anni dal delitto) e registrata il 23 febbraio scorso persegue «lo scopo di aiutare le persone a ritrovare un benessere psico-emotivo attraverso la pratica di attività che coinvolgano: l’arte declinata in ogni sua forma, la natura e gli animali, con lo stesso amore e gioia di vivere che aveva Pamela. Oggi quindi è per tutti una rinascita e giorno per giorno – prosegue Alessandra Verni –, passo dopo passo costruiremo, insieme a chi vorrà accompagnarci in questo meraviglioso cammino, la “Corsa di Pamela”. Un primo seme è stato piantato e ci impegneremo a trovare un luogo dove farlo germogliare».

La citazione di Neruda

La madre di Pamela, che è anche presidente dell’associazione, chiude citando Pablo Neruda “Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati.

Ogni giorno”. Sul drammatico delitto della figlia il 23 gennaio scorso la Corte di Cassazione ha messo la parola fine (dopo che per la seconda volta era stata chiamata a pronunciarsi) confermando la sentenza della Corte d’Appello (bis) di Perugia che aveva riconosciuto l’assassino, il nigeriano 35enne Innocent Oseghale, autore anche della violenza sessuale compiuta sulla 18enne prima che le sferrasse due fendenti all’altezza del fegato. Pamela, che soffriva di un disturbo borderline con problemi di tossicodipendenza, aveva incontrato il suo assassino il giorno dopo il suo improvviso allontanamento dalla struttura per pazienti a doppia diagnosi di Corridonia, la Pars. Il 30 gennaio raggiunse i Giardini Diaz e lì incontrò Oseghale che la mise in contatto con un suo connazionale per acquistare una dose di eroina, dose che poi avrebbe consumato all’interno dell’appartamento in via Spalato dove il nigeriano viveva all’epoca con la compagna maceratese (in quel periodo assente dall’abitazione). Lì la giovanissima era stata abusata e uccisa dall’extracomunitario che sezionò il corpo e lo mise in due trolley abbandonati in fretta e furia sul ciglio della strada a Casette Verdini di Pollenza. I resti, scoperti il mattino seguente, erano stati lavati con la candeggina e privati del sangue per cancellare ogni traccia.

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