L’imprenditore Simone Corradini: «Dalla corsa dei carrozzi la voglia di sporcarmi le mani. Aprimmo il negozio, fu una tripla scommessa»

L’imprenditore Simone Corradini: «Dalla corsa dei carrozzi la voglia di sporcarmi le mani. Aprimmo il negozio, fu una tripla scommessa»
L’imprenditore Simone Corradini: «Dalla corsa dei carrozzi la voglia di sporcarmi le mani. Aprimmo il negozio, fu una tripla scommessa»
di Pierpaolo Pierleoni
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Domenica 22 Ottobre 2023, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 11:58

Un ragazzino che vuole fare e non fermarsi. Un legame con la terra, che si declina nello sport come nei progetti. Una follia che diventa il lavoro di una vita. Simone Corradini dispensa sorrisi, da sempre. Parla molto, ascolta anche di più. Un negozio, Quota_CS, che ama chiamare “bottega”, ma che dopo oltre 30 anni di attività è diventato meta di sportivi e non solo da tutte le Marche. «Da dove inizia tutto? Forse dalla corsa dei carrozzi. Non c’entra col negozio, ma ha molto a che fare con la mia voglia di sporcarmi le mani. Ero un bambino e quella era una delle iniziative più seguite nella Sant’Elpidio a Mare di allora. Mi divertivo da matti, armeggiavo tra legno e metallo, assemblavo cuscinetti, avvitavo bulloni. Sporcarmi le mani mi piaceva e mi piace ancora». 

 
Oggi è considerato un mago del marketing, un imprenditore con una visione. Ma l’esperienza la matura sul campo, gli studi si interrompono presto: secondo mese del secondo anno all’Istituto tecnico industriale di Fermo. «Ho smesso a 15 anni, non per difficoltà di rendimento, né per problemi familiari – ricorda Corradini – È stata la risposta a un’esigenza. I compagni di allora avevano smesso di studiare e lavoravano. Avvertivo anch’io l’esigenza di avere soldi miei, di non dover chiedere ai miei genitori. Scoprii più avanti di essere dislessico. Faccio fatica a leggere, in compenso ascolto tantissimo».

Che strada prendere? Cercare un posto nel mondo della calzatura, come quasi tutti i ragazzi nella Sant’Elpidio di fine anni ‘80? I genitori cercano di orientare il loro unico figlio, il padre lo vedrebbe come macellaio, la mamma, nelle piccole come nelle grandi cose, lo cresce con un principio: «Se non lo sai fare, puoi sempre imparare». È proprio la famiglia a tentare la strada del commercio, aprendo per quel ragazzo appena maggiorenne un piccolo negozio di articoli sportivi. Si chiamerà CS Sport. A pensarci ora, un salto nel vuoto. «Sulla carta era un fallimento annunciato – sorride Simone – Una tripla follia. I miei genitori gestivano una piccola attività manifatturiera di premontaggio calzature, senza alcuna esperienza nel commercio.

Non aprivamo in una località di richiamo dal punto di vista commerciale o lungo un corso frequentato da tanta gente. Terza follia, io non ero neanche uno sportivo! Ero un ragazzo, anche un po’ in sovrappeso, che al massimo si teneva in movimento facendo un po’ di palestra». 


Ma talvolta, proprio dalle debolezze nasce la forza. «La consapevolezza di essere fragili mette in moto un meccanismo di sopravvivenza. Se i clienti non puoi aspettarli, devi andarli a prendere, così bussavo alle palestre ed ai centri sportivi. Il fatto di non praticare sport mi rendeva un libro bianco, era tutto da scrivere. Chissà, fossi stato un fanatico del calcio o del basket, magari avrei concentrato tutta l’attività su una sola disciplina e probabilmente avrei chiuso da anni». La follia funziona, cresce, attira gente. Simone ci sa fare, il primo locale misura appena 45 metri quadrati, ma l’attività funziona e fa parlare di sé. Si abbatte un muro per allargare, poi si affitta il locale attiguo, poi un altro ancora, poi il piano sottostante. «Ricordo ancora il primo meeting sul marketing in Confcommercio, 30 anni fa. Era una parola che a mala pena si usava. Fui folgorato. Da allora è un tentativo continuo di ascoltare, apprendere e tradurre in pratica, sbagliare e correggere».

Nel 2004 il salto nella nuova struttura. «Una scelta matematica. Invece di continuare a pagare 6 affitti, comprammo la terra per costruire qualcosa di nuovo, tutto nostro. Quello che è oggi Quota_Cs è frutto di tanti piccoli passi, un mattone alla volta. Potevamo prendere un capannone e avere tanto spazio subito, magari in una zona più semplice. Abbiamo scelto le nostre colline. È stato più difficile, ma così siamo diventati unici e il legame con il territorio è nostro quid in più». La parola terra ricorre spesso, quando Simone racconta e si racconta. L’unico sport che pratica, non per caso, è il motocross, dove la potenza dei motori affonda le ruote tra fango e polvere. Si scuote, sgomma, sobbalza tra dossi e tornanti, guardando sempre oltre la prossima curva.

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