«Mi ha violentata e filmata su Internet». Ma il giudice non crede all'ex moglie e assolve l'imprenditore di Pesaro

Il giudice non crede all'ex moglie. Foto generica
Il giudice non crede all'ex moglie. Foto generica
di Luigi Benelli
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Venerdì 22 Marzo 2024, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 15:57
PESARO Un rapporto sessuale in diretta internet da condividere con un’altra coppia. E’ questa l’accusa mossa a un imprenditore 53enne pesarese dall’ex moglie. Un caso discusso ieri davanti al collegio con l’imputato che doveva rispondere di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali colpose, violenza sessuale nei confronti della ex moglie, 51enne. Un caso che ha già visto un’archiviazione rispetto ad altre denunce di violenza sessuale nell’alveo di una separazione complessa.  

Secondo l’accusa l’uomo avrebbe sottoposto la moglie a un clima insopportabile. Ci sarebbero stati anche aggressioni in cui l’avrebbe afferrata per il collo rinfacciandole di essere l’unico a produrre redditi in famiglia. Nel corso di alcuni litigi una volta le avrebbe lanciato un rasoio colpendola alla nuca e una volta una bottiglia di birra, senza colpirla. Avrebbe preteso rapporti sessuali senza la volontà della donna e in alcuni casi li avrebbe anche ripresi con il telefono.

Nella querela si sosteneva che fossero finiti in siti porno o girati ad amici, cosa che non è stata dimostrata. In un altro caso atti sessuali in diretta Skype condivisi con un’altra coppia.

Secondo l’accusa la signora viveva in condizione di soggezione e sudditanza economica. Lui l’avrebbe minacciata di non darle più i soldi per mantenere lei e i figli. Poi le minacce via telefono dicendole che le avrebbe spaccato la faccia, tanto che la donna in un caso aveva chiesto l’intervento della polizia avendo paura di rientrare a casa. Gli avvocati Giovanni Orciani e da Liliana Pesaresi hanno ricostruito nel dibattimento come tutto fosse successo nell’alveo del rapporto conflittuale e dimostrato come le violenze non fossero tali, così come la registrazione dei video mai trasmessi.

La stessa procura ha chiesto l’assoluzione e il collegio ha assolto l’imputato per non aver commesso il fatto. Soddisfatta la difesa che sottolinea «la fine di un calvario giudiziario ed emotivo e la completa riabilitazione dell’imputato».

 

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