FERMO Poco più di 13 milioni di euro per recuperare il pozzo senza fondo delle liste d’attesa. Sono quelli annunciati due giorni fa dalla Regione Marche che, stima l’assessore alla sanità Filippo Saltamartini, porteranno oltre 160mila prestazioni e 3.100 ricoveri in più. Saranno 8,6 i milioni dedicati a specialistica ambulatoriale e diagnostica. All’Ast di Fermo, come anticipato ieri in Regione, andrà una fetta di 1.648.543 euro, di cui 1,1 milioni per visite ed esami e poco meno di mezzo milione per interventi chirurgici.
La ricetta
Ogni provincia ha elaborato autonomamente la propria “ricetta”.
Sulle Tac, la forbice è stata un anno fa intorno alle 800 prestazioni, concentrate soprattutto su quelle all’addome, al cranio-encefalo ed al torace, da assorbire con una spesa di 65mila euro da stanziare a strutture private accreditate. Sulle ecografie, la distanza tra prestazioni erogate l’anno scorso e la domanda sale a circa 2700 esami, quasi la metà per approfondimenti all’addome. Circa 260mila investiti per la riallocazione di personale ed altri 27mila per potenziare le sedute dovrebbero bastare per garantire circa 2200 prestazioni in più. Sugli ecocolordoppler, si conta di recuperarne 950 investendo sui privati. Altre 280 elettromiografie costeranno 42mila euro. Altro tasto dolente riguarda le colon e gastroscopie, spesso introvabili.
Nel 2024 Ast Fermo investirà 150mila euro sul personale per garantirne 900 in più. Aumenteranno di 800 unità le risonanze magnetiche, con committenza al privato che costerà 122mila euro. Sulle prime visite, la forbice tra domanda ed offerta sale a circa 5000 prestazioni, circa 1200 solo per quelle oculistiche, che in teoria saranno recuperate soprattutto con l’aumento del monte ore.
Lo spostamento
Un medico dello staff di Fermo si sposterà per 40 ore al mese nelle strutture distrettuali, una strategia che negli obiettivi della direzione dovrebbe ridurre significativamente i ritardi accumulati. Basteranno gli investimenti programmati a riportare su livelli accettabili i tempi di attesa? Non del tutto. Ad esempio, non tutti gli esami sono inseriti nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa del Ministero, quindi non figurano nel piano di recupero. Inoltre, la forbice tra domanda e offerta del report regionale fotografa solo in parte la quantità enorme di utenti che, non trovando disponibilità per un esame, non attendono la presa in carico, ma si rassegnano a ricorrere al privato in tempi immediati.