Addio Piero, 60 anni appena compiuti
cinque figli e la passione per la bicicletta

Piero D'Angelo, stroncato da un malore in bicicletta
Piero D'Angelo, stroncato da un malore in bicicletta
di SONIA AMAOLO
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Mercoledì 6 Aprile 2016, 04:22 - Ultimo aggiornamento: 12:23

FERMO - Muore in strada colpito da un infarto mentre è in sella alla bicicletta da corsa. Inizialmente era sembrato un incidente, un tragico tamponamento tra la bici e un furgone. Ma non c'era stato alcun incidente. A causare la morte di Piero D'Angelo, 60 anni compiuti il giorno prima, è stato un arresto cardiaco. Questo ha riferito il medico del 118 dopo ripetuti e vani tentativi di salvare la vita al ciclista.

L'episodio si è verificato ieri alle 13.30 sulla Statale Adriatica a Casabianca di Fermo. Percorreva la strada in direzione sud, aveva appuntamento con altri ciclisti per il solito giro. Gli amici lo hanno aspettato invano. D'Angelo, prima di cadere a terra privo di sensi, si è appoggiato al furgone fermo a bordo strada. Dentro c'era un automobilista impegnato al telefono in quel momento. Finita la telefonata l'uomo ha rimesso in moto ed è ripartito. E' stato a quel punto che ha visto il ciclista cadere a terra. I primi soccorsi avevano capito subito che per il sessantenne non c'era più niente da fare.
Sulla scena sono accorse altre persone, qualcuno ha chiamato il 118, altri hanno provato a rianimare l'uomo. Sono stati momenti concitati. Dopo quaranta minuti di massaggio cardiaco da parte del personale del 118 è stata diagnosticata la morte.  D'Angelo era un ciclista amatoriale. Faceva parte del team ciclistico Vpm di Porto Sant'Elpidio. Era un appassionato delle due ruote: "Era un temerario, uno che dava l'anima per il ciclismo, dimostrava meno di sessant'anni", riferiscono altri ciclisti accorsi sul posto.

"Per noi questa è una perdita immensa - dice il presidente della società, Orfeo Pieroni Mazzante -. Piero è stato uno dei fondatori, era una persona squisita, si faceva in quattro per tutti. Abbiamo iniziato scherzando sei anni fa, con dieci amatori, oggi siamo una delle più grandi società del centro Italia". D'Angelo era nonno e padre di cinque figli. Due grandi e sposati e tre piccoli, comprese due gemelle di cinque anni. Era nato a Carassai e risiedeva a Porto Sant'Elpidio, in via Fonte Serpe. Lavorava all'Auchan, faceva il magazziniere al centro commerciale di via Fratte.

I colleghi dicono di lui: "Piero aveva compiuto sessant'anni ieri (lunedì, ndr), era appassionato di biciclette. Quasi tutti i giorni andava in bici e faceva chilometri e chilometri. Era un collega speciale - riferiscono all'Auchan -: era amato da tutti e lavorava con noi sin dall'inizio, dal 1999. Ha sempre fatto il magazziniere. Era una persona speciale. Siamo disperati per la sua perdita. Il primo collega a morire in diciassette anni. Nessuno si aspettava questo. Sentiremo tutti la sua mancanza. Era un grande lavoratore e gli mancava poco per la pensione".

Sul posto per i rilievi è intervenuta la polizia stradale. I poliziotti hanno ascoltato diverse persone per ricostruire l'accaduto. Da subito si era capito che non poteva essere stato un incidente stradale. La bicicletta era integra. Il furgone pure. I testimoni hanno riferito di aver visto il ciclista appoggiarsi al furgone e cadere a terra. Alla cugina, la prima ad arrivare tra i parenti, è toccato di riconoscere il corpo. Uno dei figli, sopraggiunto in un secondo momento, ha visto la bicicletta intatta e ha chiesto: "Come sta?" Al poliziotto è toccato dare la notizia che il familiare non si sarebbe mai aspettato. La salma è stata trasportata all'obitorio dell'ospedale di Fermo.

E' il secondo ciclista morto in otto giorni. Entrambi fanno di cognome D'Angelo. Il primo, Nino, 54 anni di Fermo, era stato colto da malore in salita a Caldarette d'Ete. Ieri la stessa sorte è toccata a Piero. L'uomo percorreva la strada in pianura. Ma quali sono i rischi e le controindicazioni di uno sport meraviglioso come il ciclismo? Un cuore sano è praticamente invulnerabile. Così, anche la pratica per tanti anni di una disciplina sportiva a impegno cardiovascolare elevato come il ciclismo non danneggia in alcun modo il cuore. Anzi, semmai, il contrario.

Purtroppo in qualche caso un soggetto potrebbe essere portatore di una patologia cardiaca silente, congenita o acquisita in seguito, per la quale uno sforzo fisico potrebbe esporlo al rischio di eventi infausti. Dunque qualora si decidesse di iniziare a praticare il ciclismo per prevenire la cardiopatia ischemica o per evitarne la progressione o per diletto è necessario effettuare prima una visita.

Giuseppe Ciarrocchi, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell'Asur di Fermo parla un po' da medico e un po' da ciclista: “A una certa età - dice - è fondamentale controllarsi. Io annualmente faccio l'elettrocardiogramma sotto sforzo. La morte cardiaca improvvisa spesso si verifica in persone attive e apparentemente sane". 
 

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