Guinza, strada incompiuta che non ha vinti o vincitori

Guinza, strada incompiuta che non ha vinti o vincitori

di Simonetta Marfoglia
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Sabato 4 Marzo 2023, 07:44

Squilli araldici per “l’adelante Pedro con juicio” sulla strada della Guinza annunciato dal commissario straordinario Massimo Simonini. Ma la verità è che l’odissea della Guinza è un fiaccante gioco dell’oca: per un po’ che si avanza, molto (troppo) si sta fermi o ancor peggio si indietreggia. Ora la nuova mano di dadi pare far guadagnare qualche casella. Simonini, nominato dal governo per procedere al completamento della Fano– Grosseto, ha approvato il progetto definitivo, dando il via libera all’adeguamento della prima canna per 150 milioni, con l’appalto per l’estate (entro il 30 giugno) e conclusione nell’arco di tre anni. Il guaio è che senza la realizzazione della seconda canna propedeutica alle quattro corsie (per ora solo un vago progetto di fattibilità) la galleria salvifica per collegare il nord delle Marche alla Toscana passando per l’Umbria è il classico pannicello caldo, anzi tiepido. Chiedetelo ai Comuni e alle 5 province coinvolte e in attesa: Pesaro Urbino, Perugia, Siena, Arezzo e Grosseto. Tra l’altro si discetta del versante Pesarese ma non è che dall’altra parte, a San Giustino, si sia messi meglio come fruibilità. Di fatto la progettazione del raddoppio necessario vuol dire altri soldi (tanti) e altro tempo, conditio sine qua non allo stato attuale non ipotizzabile. Giusto per disseminare briciole di paragone: il 1° novembre del 1990 si dette inizio ai lavori della galleria che proseguirono per tutto il 1991 con cerimonia inaugurale via satellite nella primavera del 1992. Altri 12 anni e nel 2004 il primo tunnel era completato: praticamente gli attuali sei chilometri di Mercatello sul Metauro che partono nel nulla e finiscono nel nulla e che stanno ancora lì ad aspettare il passaggio della prima auto. Di più: l’idea iniziale è ancora precedente, risale agli anni ‘70 all’Italia di Fanfani che doveva sviluppare la rete infrastrutturale. Questo per sottolineare come si sia sempre proceduto lungo un percorso a ostacoli. E dire che sulla Guinza tutti i partiti (e i politici) dell’arco costituzionale negli ultimi 30 anni a stare stretti, ci hanno infilato la propria bandierina: sinistra, destra, centro, indifferentemente. Tutti o quasi i ministri della seconda Repubblica (qualcuno anche della prima) il dossier l’hanno soppesato: da Gianni Prandini ad Altero Matteoli, passando per Antonio Di Pietro, Danilo Toninelli e buon ultimo Matteo Salvini. Per non parlare di sit-in, presidi, picchetti e pose per le cronache quando ancora i social erano di là da venire. Per ravvivare i ricordi: la Guinza è stata la palestra di un giovane Matteo Ricci, fresco di presidenza della Provincia di Pesaro Urbino e ancora ignoto alle platee televisive, che con i parigrado delle Province di Perugia e Arezzo protestò in stile giovani marmotte per i ritardi piantonando in tenda l’ingresso per tre giorni e due notti nell’ottobre del 2010. Ma prima ancora, nel 2008, erano cominciati i Guinza Day e, a settembre 2020, l’attuale premier Giorgia Meloni in tour elettorale nelle Marche si era lasciata selfizzare in un flash mob con il delfino Francesco Acquaroli futuro presidente di Regione. Ognuno, per la propria casella conquistata, si è impegnato in annunci trionfali d’ordinanza. D’altra parte, già nel nome scelto ai suoi tempi s’intuiva un so che di magniloquenza risorgimentale: “la Strada dei Due Mari”, dall’Adriatica al Tirreno e ritorno; e giù a immaginare l’eroe delle due coste spuntare dalla galleria a cavallo di una ruspa che unisce Est e Ovest. Ma Mercatello non è Teano e un Garibaldi nell’Alta Valle del Metauro lo stanno ancora aspettando. Nessuno dei politici che vanno e vengono ha resistito a una foto (oggi a un selfie) in posa davanti al buco nero del traforo che t’inghiotte come un wormhole che a frugar bene ci trovi lo Smeagol a ravanar di anelli. Suggestione neanche tanto balzana se si pensa che in galleria nel frattempo ci hanno fatto pure i rave (pre Piantedosi) e impiantato una segheria abusiva. Qualcuno l’ha definita l’incompiuta delle incompiute e se uno ha voglia di googolare per quanto se n’è scritto e parlato è seconda solo al ponte sullo Stretto. Nessuno dunque esulti o intaschi il risultato il giorno remoto in cui il tratto pesarese verrà completato e aperto. Nelle stagioni seriali della Fano-Grosseto non ci saranno vincitori, ma solo vinti. E i primi vinti sono i territori con le loro necessità piegati dalla burocrazia e da un percorso a ostacoli tra Regione, Anas, Ministeri, Unione Europea (E78 non è il codice di un colorante ma identifica la rete stradale trans-europea) che ha fatto sì che l’ultimo taglio del nastro ufficiale per un tratto stradale aperto al traffico risalga al 1982 ed è il tracciato di quattro chilometri Calmazzo-Santo Stefano di Gaifa. Per dirla alla John Lennon la Guinza è quell’opera che tu progetti mentre altri aprono strade. Chiedetelo a chi mastica di turismo tra i lidi di Fano e Marotta dove fino a qualche anno fa si spiaggiavano i perugini. E adesso invece con la Quadrilatero che ha spalancato gli ingressi dal Conero in giù gli stessi ci fanno con le mani ciao ciao.

* Giornalista del Corriere Adriatico e Caposervizio della redazione di Pesaro

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