Papa Roncalli e Papa Wojtyla giganti umili e vicini al cuore

Papa Roncalli e Papa Wojtyla giganti umili e vicini al cuore

di don Aldo Buonaiuto
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Domenica 28 Aprile 2024, 03:55

Sono trascorsi dieci anni dalla doppia canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, un momento che parla ai secoli e alla quotidianità e che si erge come luminoso esempio individuale e collettivo. Un messaggio imperituro rivolto a tutti e a ciascuno quale “faro per le genti”. La decisione di dichiararli santi nella stessa cerimonia – in quel memorabile 27 aprile 2014 – resta una delle più significative del pontificato di Papa Francesco.

Elevare insieme agli onori degli altari due figure così forti e caratterizzanti dell’ultimo secolo dell’Ecclesia equivale a indicare due facce della stessa medaglia. Ossia il duplice risvolto dell’eroica testimonianza di fedeltà al Vangelo nell’unione con Dio e con il suo popolo. In loro il Magistero si incarna sotto forma di dialogo, mitezza, forza di cambiamento nella guida della Barca di Pietro come prima dell’elezione pontificia nella missione in Polonia, in Turchia, nelle diocesi e nelle nunziature, durante guerre e tragedie immani come la Shoah, in epoche cariche di sofferenza e tragedie. Due figure gigantesche e maestose, eppure umili e capaci di rendersi intimamente vicine al cuore di milioni di devoti nei cinque continenti. In tanti siamo cresciuti con una loro immagine in casa; abbiamo ricordi personali che ci legano al loro ricordo indelebile. Un segno della loro presenza dentro di noi e nelle nostre famiglie: un momento di preghiera o una foto custodita dai nostri cari.

Don Oreste Benzi, con il quale ho condiviso i suoi ultimi quindici anni di infaticabile apostolato della carità, volle intitolare ad Angelo Roncalli la Comunità da lui fondata al servizio degli ultimi. E sempre lui, in piazza San Pietro, presentò a Karol Wojtyla, durante il Giubileo del Duemila, una “donna crocifissa” liberata dalla tratta che si sciolse in lacrime tra le braccia del Papa venuto dall’Europa orientale. Frammenti di memoria, spiritualità e solidarietà che si compongono nel quadro universale della santità. Jorge Mario Bergoglio ha scelto di canonizzarli insieme. «Non sono superuomini né sono nati perfetti – insegna Francesco –. Sono persone che per amore di Dio hanno speso la loro vita al servizio degli altri».

Sul piano storico-ecclesiale si stagliano negli annali come il Padre del Concilio e l’evangelizzatore che ha ridato la voce alla Chiesa dell’est, della guerra fredda e del silenzio. Giovanni Paolo II è diventato santo in quanto “apostolo, missionario del Vangelo” in ogni angolo del pianeta, testimone credibile e autentico di una santità possibile nella condizione ordinaria di ciascuno. Di Giovanni XXIII rimane impresso soprattutto l’esercizio della bontà pastorale. «È un po’ la figura del prete di campagna che ama i fedeli e sa curarli – sottolinea papa Bergoglio –. Si preoccupava per i poveri e raccomandava di non abbandonarli mai».

A entrambi in vita non sono state risparmiate false accuse e malevolenze, al punto che Francesco rievocando il loro contributo al Concilio Vaticano II fa ricorso a un esempio preciso: una presenza di fede e coraggio che si vorrebbe celebrare ma non seguire nelle conseguenze. Jorge Mario Bergoglio prende spunto dal martirio di santo Stefano, il quale prima di essere lapidato annuncia la risurrezione di Cristo, ammonendo i presenti con parole forti: «Testardi! Voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo». Il primo martire cristiano, dunque, come chiaro monito a quanti hanno perseguitato i profeti e dopo la loro morte hanno costruito per loro una bella tomba e li hanno venerati.

Angelo Roncalli e Karol Wojtyla, insomma, sono modelli sempre attuali non soltanto per la Chiesa ma anche per il mondo perché offrono speranza all’umanità confusa e atterrita oggi come negli anni dei sanguinosi conflitti mondiali e dei blocchi contrapposti. Entrambi hanno attraversato le tempeste del loro tempo dimostrando quella “docilità allo Spirito Santo che invece tanti vogliono assopire e addomesticare”, secondo la definizione del Pontefice che li ha proclamati santi. Due testimoni della “forza di Dio che ci dà la consolazione per andare avanti”, sconfiggendo la tentazione di “diventare stolti e lenti di cuore”.

*  Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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