Mense scolastiche, arrivano gli aumenti: si corre veloci verso le cooperative

Mense scolastiche, arrivano gli aumenti: si corre veloci verso le cooperative
Mense scolastiche, arrivano gli aumenti: si corre veloci verso le cooperative
di Alessandra Clementi
3 Minuti di Lettura
Sabato 11 Febbraio 2023, 01:45

SAN BENEDETTO - I redditi delle famiglie diminuiscono mentre aumentano i costi di utenze e alimentari. Da qui la necessità di rivedere il servizio delle mense scolastiche e la soluzione dietro l’angolo potrebbe essere quella dell’esternalizzazione affidandole a una cooperativa, diversamente rimodulare le fasce di reddito. Questione discussa nella riunione di maggioranza di giovedì sera e che sarà al centro di una prossima commissione consiliare.

Le motivazioni

A relazionare è stata l’assessore all’istruzione Lina Lazzari affiancata dal dirigente di riferimento, Tonino Rosati.

Sul tavolo la questione mensa che è emersa negli ultimi mesi. Il problema graverebbe tutto attorno ai costi. Durante la pandemia infatti molte famiglie hanno avuto problemi con il lavoro che le ha portate ad avere degli Isee e quindi denunce dei redditi molto basse, anche a seguito di soste forzate delle proprie attività. A fronte di redditi sempre più irrisori però sono aumentati i costi delle materie prime, quindi degli alimenti che vengono portati in mensa e di quelli che vengono cucinati, oltre al forte aumento delle utenze. Basti pensare che l’assessore alle finanze Domenico Pellei, in sede di illustrazione del bilancio di previsione, ha parlato di costi generali dell’energia elettrica che in Comune sarebbero passati da 1,1 milioni di euro a 2,2 milioni, a cui vanno ad aggiungersi quelli per il gas necessario per far funzionare le cucine. Ecco allora che davanti a tale quadro l’amministrazione non riesce più a reggere le attuali spese per le mense scolastiche.

«Negli ultimi due anni – spiega il capogruppo di Libera Stefano Gaetani – c’è stato un impatto forte sui redditi così sui costi delle materie prime e delle derrate alimentari, di conseguenza diventa necessario rimodulare le fasce di reddito per le mense altrimenti gli incassi non riescono a coprire i costi». Che fare di fronte a costi più alti e redditi più bassi? Il primo obiettivo quello di fare chiarezza e affrontare una valutazione puntuale sui costi e gli introiti. A seguire una soluzione potrebbe essere quella di indire una gara e assegnare l’appalto delle mense a una cooperativa, aggiudicazione che potrebbe riguardare l’intero servizio o anche solo il personale. Anche in questo caso vanno valutati attentamente i costi. Altra ipotesi quella di rivedere le tariffe a seconda delle fasce di reddito e va specificato che con un appalto esterno il singolo buono mensa non potrà andare sotto la soglia dei 4,80 euro. Insomma una decisione non semplice che l’amministrazione si troverà a dover affrontare. 


La fotografia


Attualmente i prezzi dei buoni mensa prevedono che per gli studenti residenti, con reddito fino a 10mila euro, il servizio è gratuito, per gli studenti residenti con Isee dai 10mila ai 20mila euro per il primo figlio 4,5 euro a pasto, per il secondo figlio il buono è di 3,50 euro, per il terzo figlio il prezzo è di 2,50 euro. Gli studenti residenti con un Isee oltre i 20mila euro il buono mensa è di 5,10 euro, il secondo figlio 4,10 euro, il terzo figlio3 euro. Gli studenti non residenti pagano 6,20 euro a pasto il primo figlio, il secondo figlio 4,80 euro, il terzo figlio 3,60 euro mentre per gli insegnanti e assistenti di sostegno il costo di un buono è di 8,40 euro. 

Cifre che tra l’altro per quest’anno hanno subito rincari legati agli aumenti Istat.

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