Il depistaggio dopo l’omicidio di Ilaria: «Ha lavato il corpo e rimosso le tracce». In aula le foto choc del cadavere

Delitto di Osimo, Tarik El Ghaddassi scrostò il sangue della moglie dalle pareti. In aula le foto choc del cadavere

Il depistaggio dopo l’omicidio di Ilaria: «Ha lavato il corpo e rimosso le tracce». In aula le foto choc del cadavere
Il depistaggio dopo l’omicidio di Ilaria: «Ha lavato il corpo e rimosso le tracce». In aula le foto choc del cadavere
di Federica Serfilippi
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Sabato 20 Gennaio 2024, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 07:21

ANCONA - Ilaria Maiorano è stata prima picchiata nella sala da pranzo, poi nell’antibagno e, infine, nella camera da letto delle bambine, dove si era rifugiata per sfuggire all’aggressione. Qui, il marito aveva sfondato la porta per picchiarla a morte. Una volta uccisa, lui avrebbe pensato a lavarla, vestirla con abiti puliti e togliere da casa le tracce del delitto, scartavetrando addirittura la vernice dalle pareti che si erano macchiate di sangue. La sequenza dell’orrore è stata ricostruita da un carabiniere della Scientifica nel corso del processo incardinato contro Tarik El Ghaddassi, il 42enne marocchino accusato di aver ucciso la moglie, Ilaria Maiorano, nella loro casa di Padiglione di Osimo.


La violenza


Il delitto risale all’11 ottobre del 2022. È da quel giorno che l’imputato è recluso in carcere.

L’investigatore della Scientifica ha ripercorso l’esito dei sopralluoghi avvenuti in casa della coppia, soffermandosi sulle tracce ematiche trovate. «La casa era piena di sangue» ha detto il carabiniere. Tanto che gli schizzi erano arrivati persino al soffitto della sala da pranzo. È qui che, stando alle risultanze, sarebbe iniziato il pestaggio, tra i colpi inferti con il piede di una sedia e a mani nude. Ilaria sarebbe riuscita a fuggire nella camera delle figlie, di 7 e 9 anni. L’imputato, stando a quanto ricostruito, avrebbe sfondato la porta per poi accanirsi di nuovo contro la moglie, probabilmente spinto da una folle gelosia. In camera sono state trovate tracce di sangue sul pavimento, sulle pareti e sulla finestra. Quella finestra che la 41enne sarebbe riuscita ad aprire in un disperato ma vano tentativo di sfuggire al suo aguzzino. È nella stanza delle piccole che Tarik avrebbe messo fino alla vita della moglie. 


Dopo l’omicidio, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, il marocchino avrebbe iniziato l’opera di depistaggio con «la pulizia del cadavere e il riordino della casa». Lui ha sempre rigettato le accuse: la moglie sarebbe morta dopo una caduta dalle scale. Per la procura, il marocchino - difeso dall’avvocato Domenico Biasco e presente in aula - avrebbe lavato il corpo della donna sotto la doccia (è stata rinvenuta una boccetta di disinfettante), per poi adagiarla sul materasso della camera delle bimbe (girato sul lato meno sporco di sangue) e vestirla con abiti puliti, ma in maniera così grossolana (il reggiseno non era allacciato e la canottiera era arrotolata) da destare sospetti. 


L’imputato avrebbe cercato di riordinare le stanze e cancellare le tracce del delitto. Per esempio, come ricordato dal testimone, «la biancheria sporca viene accatastata sul divano, il piede della sedia viene lanciato nel garage e altri panni sporchi vengono messi nel locale-lavanderia». Inoltre, il 42enne avrebbe provato a pulire le pareti, tanto che è stata trovata in casa della carta vetrata sporca di sangue. I carabinieri avevano rinvenuto anche una busta con vestiti puliti maschili: come se El Ghaddassi fosse pronte a fuggire via. In aula sono state anche proiettate le foto del cadavere della vittima, con il volto tumefatto. Processo aggiornato al 6 febbraio.
 

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