Il presidente dell’Autorità di sistema portuale Vincenzo Garofalo e la prima sfida: «Terminal passeggeri partiamo a febbraio»

Il presidente dell’Autorità di sistema portuale Vincenzo Garofalo e la prima sfida: «Terminal passeggeri partiamo a febbraio»
Il presidente dell’Autorità di sistema portuale Vincenzo Garofalo e la prima sfida: «Terminal passeggeri partiamo a febbraio»
di Maria Cristina Benedetti
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Mercoledì 3 Gennaio 2024, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 12:49

Flessibile è il porto che s'immagina. Lavora sull’oggi, Vincenzo Garofalo, incidendo il segno indelebile del domani. «Il mio dovere è quello di piantare radici importanti». Nel suo richiamo alla concretezza, il presidente dell’Autorità di sistema portuale fissa il punto d'equilibrio tra bilanci e prospettive. «Il 2023 è stato l’anno dei progetti, in quello appena iniziato saranno i cantieri a dare visibilità all’impegno». 


Alla griglia di partenza, in prima fila, cosa piazza?
«Per accorciare i tempi ritengo fondamentale operare su più fronti».

 
Stabilito il metodo, passi all’azione.

«Abbiamo ottenuto l’assistenza tecnica di Cassa depositi e prestiti su due obiettivi strategici: la nuova Penisola, la mega-banchina da oltre 400 metri che, allargandoci nel mare, ridisegnerà il porto; la stazione passeggeri all’ex Fiera della Pesca». 


Partiamo dal secondo punto, che avrà un cronoprogramma più incalzante.
«Entro febbraio diffonderemo un avviso pubblico per sondare l’interesse del mercato, poiché dovrà essere un intervento da tradurre in realtà anche con risorse private.

Il coinvolgimento degli imprenditori ha una doppia valenza».


Cioè? 
«Libera risorse statali, che potranno essere impegnate altrove, e incentiva il business. Chi investe in una struttura ha tutto l’interesse che questa generi valori. Ritengo poi fondamentale un terzo elemento».


Ovvero? 
«La flessibilità. Quel terminal, che sarà fondante per riorganizzare i servizi, valorizzare l’estetica del luogo e restituire alla città uno spazio ora degradato, quando la Penisola sarà terminata verrà riconvertito in un ambiente funzionale per Ancona». 

La madre di tutte le banchine continua a stagliarsi all’orizzonte. 
«Il mega-pontile, dove spostare i traghetti in arrivo nel porto storico e decongestionare la Dorica dai Tir, sarà la soluzione definitiva anche per le crociere. Una convinzione, la nostra, sostenuta dalle risorse stanziate nel Documento di programmazione strategica di sistema: 350mila euro per uno studio di approfondimento».


Cosa vuole dimostrare? 
«Che vale il principio del “prima si parte, prima si arriva” e che quando si tratta di opere pubbliche non si deve mai azzardare il traguardo. È necessario procedere per gradi, per dare vigore all’idea che quell'opera sia irrinunciabile». 


L’obiettivo? 
«Avere la garanzia che quando si andranno a chiedere i finanziamenti verranno assegnati». 


Di passaggio in passaggio, li indichi, questi step. 
«Si lavorerà alle opere propedeutiche, con il riempimento della vasca di colmata e la banchina 27 rimasta bloccata per una questione giudiziaria».


Altro giro?


«Tra gli interventi prioritari c’è l’adeguamento strutturale della 23, dedicata alle merci, con un investimento di 17 milioni. È in programma l’ammodernamento delle gru della 25, per 1,6 milioni, e con l’autunno si partirà con l’elettrificazione dei pontili». 


Come v'inserite nell’accordo per il raddoppio del bacino di Fincantieri? 
«È previsto il completamento della progettazione per generare la seconda banchina di allestimento e il relativo bando di gara da 14,4 milioni. Un’implementazione che si traduce nella tutela di 3.300 posti di lavoro».


Sì, anzi no. Vada oltre le polemiche sul Molo Clementino. 
«Entro la fine del mese consegneremo i documenti richiesti dal ministero per il rilascio della Via, la Valutazione d'impatto ambientale. Sarà il passaggio essenziale per costruire lì il terminal delle crociere».


Daniele Silvetti non è convinto. 
«Il confronto con l’amministrazione comunale è imprescindibile. Noi abbiamo prospettato al sindaco una alternativa».


Cioè?
«La Penisola».


Ancora lei.
«Le navi da crociera sono sempre più lunghe e il porto di Ancona rischia di non poterle più accogliere. Nell’attesa della mega-banchina scegliamo di perderle? Per quest’anno abbiamo 50 accosti assicurati. Quanto durerà?».


Quindi si farà, punto. 
«Si dovrebbe realizzare e in prospettiva andrebbe convertito, restituito alla città».


Insiste sulla flessibilità. Auto, bici, stazione marittima: nei piani del Comune il porto spesso viene considerato una valvola di sfogo. 
«La collaborazione con il Palazzo del Popolo è inderogabile, cercheremo insieme una soluzione».


La sua convinzione? 
«Nulla deve interferire con le attività dello scalo; mi rassicura il fatto che Silvetti vuole disincentivare l’uso delle auto; le biciclette e i camion non sono compatibili, una ciclabile va studiata nei dettagli. Un collegamento leggero tra noi e la stazione? È auspicabile».


Tradotto?
«Non scarterei l’ipotesi di una metropolitana di superficie».


Come immagina un’arena estiva al porto storico? 
«Con l’assessore Angelo Eliantonio siamo in contatto». 


Dove punterete i riflettori? 
«Nell’area della Fontana dei Due Soli, si ragionerà per eventi». 


S’intravede il tracciato dell’Uscita a nord del porto. Siamo in ritardo con il mondo che corre? 
«Per non cedere il passo alla concorrenza dobbiamo essere raggiungibili con facilità. Perdere traffici è questione di un soffio, riconquistarli è un'impresa ardua».

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