Giorgia Meloni è atlantista, occidentalista, anti-putinista, inserita in quel contesto internazionale della politica conservatrice che è altra cosa rispetto al fronte sovranista e populista (al netto del rapporto con Orban e dei complimenti inviati dalla leader di FdI al premier ungherese per la sua vittoria elettorale). Insomma tra Meloni e Le Pen ormai passa un oceano. E non da oggi. Infatti Giorgia, all'opposto di Salvini, rispetto al ballottaggio in Francia il 24 aprile prende una posizione non schierata con la candidata della destra: «Io guido la famiglia dei conservatori europei. In Francia non ci sono al ballottaggio candidati che rappresentano il partito guidato da me, ma se si prendono tutti i candidati potenzialmente di centrodestra e si facesse un'alleanza ampia come quella che ci può essere in Italia ci sarebbe maggioranza».
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Dunque Giorgia, oltre a bocciare Le Pen, sembra anche sostenere che la destra ha bisogno, qui e in Francia, di essere centrodestra ossia contenere forze moderate e liberali e non restringersi come Oltralpe nel recinto estremista. Se i gollisti in Francia fossero insieme alla destra, e ci fosse quel bel pezzo di liberalismo che invece si riconosce in Macron, se insomma esistesse laggiù un fronte ampio e inclusivo di partiti e pezzi di società non riconducibili soltanto al lepenismo, Meloni cambierebbe discorso. Nella ridotta di Marine invece Giorgia non ci vuole stare. Perché sa che non è quella la porta per arrivare nel 2023 a Palazzo Chigi ma la porta è un altra: quella dell'affidabilità come leader di uno schieramento centrale, come figura capace di dialogare con tutti i mondi sia quelli popolari che quelli imprenditoriali e di sistema, come figura di chiara collocazione occidentalista senza sbavature filo-russe. «Quello che abbiamo capito noi - dicono in FdI, ma senza voler fare polemiche - non lo ha capito Salvini». Il quale non riesce a liberarsi dei retaggi dell'amicizia politica con Putin ed è un fan di Le Pen.
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Il caso francese mostra comunque la non compatezza del centrodestra italiano. Salvini con Le Pen, Meloni non con Le Pen e Berlusconi con Macron che il Cavaliere voterebbe al volo se fosse un elettore d'Oltralpe e che vede come simbolo di quel liberalismo europeista che piace a lui. Quanto a Meloni, ad allontanarla da Le Pen non è solo il giudizio su Putin e i legami con la Russia. Ma le esigenze politico-culturali della sua marcia di avvicinamento (se le urne le sorrideranno) a Palazzo Chigi e le strade di FdI e della destra francese si erano già clamorosamente divise quando all'Europarlamento la Meloni ha scelto di stare e di dirigere un gruppo diverso (con i polacchi nemicissimi del putinismo) da quello salvinian-lepenista. E ha sempre risposto di no ai ripetuti inviti di Marine a unificare le forze.
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