L’accoglienza
Salvucci, che a 58 anni si insedia a Urbino dopo il medesimo incarico assunto a Pesaro lo scorso maggio, ha accolto il benvenuto e le raccomandazioni ricevute al suo ingresso con gioia, sottolineando che la prima azione che vuole compiere è mettersi in ascolto della comunità non solo cristiana ma anche civile. «Accolgo il vostro benvenuto e le vostre parole di augurio e raccomandazione - ha affermato -. Ho voluto fare un ingresso un po’ insolito, in cammino e in ascolto. Vorrei che andassimo avanti tutti insieme. Dentro la parola amministratore c’è la radice della parola “minus” per amministrare in modo corretto e condiviso. Si deve imparare a stimarsi gli uni gli altri. Si deve gareggiare a vicenda come diceva San Paolo, non in competizione, non a sfere, ma a poliedri come dice Papa Francesco facendo attenzione alla cultura dello scarto, senza lasciare nessuno indietro.
Il pensiero ai ragazzi
Un pensiero sempre constante ai ragazzi, i giovani che vanno incentivati e sostenuti per rimanere qui, in questi territori. «Non dobbiamo rassegnarci si fronte a un declino che ci mette di cattivo umore. Da parte mia ci metterò tutto il mio personale impegno - ha assicurato l’arcivescovo -. Ma non voglio rinunciare a essere goccia, come direbbe madre Teresa di Calcutta, perché ogni goccia è importante riflettere nel mare». Un lungo applauso a fine discorso a Palazzo ducale, moderato dal direttore diocesano degli insegnanti di religione Bruno Papi, a cui è seguita la celebrazione in duomo in cui monsignor Salvucci ha ribadito: «Il Signore ci fa da apripista per questo cammino che è di fronte a noi. L’invito che faccio è quello di ascoltare il Signore ogni giorno, in questo tempo con tutte le sue sfide e difficoltà. Dall’ascolto di Gesù può nascere qualcosa di nuovo e inedito. L’ascolto trasforma e permette una metamorfosi, insieme. Ho iniziato il mio percorso con un cammino, accompagnato dai ragazzi. Quale modo migliore per affrontare il cambiamento se non quello di guardare ai giovani?».