L'EMERGENZA
FERMO Preoccupazione, ma anche rabbia: questo lo stato d'animo di

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Lunedì 26 Ottobre 2020, 05:04
L'EMERGENZA
FERMO Preoccupazione, ma anche rabbia: questo lo stato d'animo di baristi e ristoratori, che da oggi dovranno chiudere alle 18 così come stabilito dal nuovo Dpcm di Giuseppe Conte. Potranno restare aperti dalle 5 alle 18, potranno avere massimo 4 persone al tavolo (o più se conviventi), e andare avanti a lavorare, fino alle 24, in caso di asporto o di consegne a domicilio. Sempre vietata, però, la consumazione sul posto o nelle adiacenze. Particolari che riferiamo in Regione.
I dubbi
«È sconsolante, qualche giorno fa avevo appena pagato 1650 euro di Imu, che era rimasta sospesa dal lockdown della scorsa primavera». A parlare è Enrisergio Pazzaglia del ristorante De.Lu. Lui ha fatto il periodo di chiusura forzata quando ancora aveva il ristorante a Fermo, non molto lontano dalla caserma dei carabinieri. E da poco tempo aveva riaperto all'interno del porto sangiorgese. «Oltre alle spese sostenute per le tasse della scorsa primavera, ci sono state quelle per la riapertura prosegue qua tra tasse, personale e fornitori non si riesce a pagare tutto». Pazzaglia andrà avanti con l'asporto, lo faceva pure prima. In aggiunta ha anche la licenza di tabaccheria. Tuttavia, «non potrò lavorare come ristoratore» puntualizza. Chi invece riaprirà solo in parte è Nikita Sergeev del ristorante L'Arcade di Porto San Giorgio, che ha anche il bistrot Banco_12. «L'Arcade chiude fino a data da destinarsi dice lo chef titolare dei due locali - e i ragazzi andranno prima in ferie, poi attiveremo la cassa integrazione. Il Banco 12, invece, che lavora anche a pranzo, farà una settimana di prova per vedere come va». Durante l'estate, vuoi perché i turisti erano al mare, vuoi perché si preferiva uscire la sera, i risultati a pranzo non sono stati, per loro, proprio esaltanti.
La scelta
«Forse chiuderemo anche il Banco_12 perché non si riesce a garantire la qualità solo con i pranzi e l'asporto prosegue Sergeev : del resto è giusto, devono ridurre la circolazione delle persone. Diciamolo chiaramente: chi ha lavorato bene con l'asporto nei mesi passati è perché lo faceva già da prima». «Tanto vale chiudere tutto prima, perché se devo stare aperto mezza giornata è meglio chiudere» commenta a sua volta Claudio Cognigni, del Gran Caffè Belli di Fermo. A lui il lavoro, è già calato nei giorni scorsi. «Lo smart working non aiuta dice qui arrivano i clienti dagli uffici, dal Conservatorio musicale, dalle scuole. Non è sbagliato chiudere, ma dovrebbe esserci un Dpcm che ci aiuti a pagare le bollette e quant'altro». Per recuperare proverà a rinunciare alla giornata di riposo, e dunque sarà aperto, da oggi, anche al lunedì. Ma fino alle 17 però. Dovrà chiudere, ovviamente, anche Fabio Marini di Yogorino a Porto San Giorgio. «Per me d'inverno, un calo di lavoro è comunque fisiologico, tra gelati e yogurt. Meglio comunque adesso questo provvedimento che dopo, a ridosso del Natale dice Marini il problema sarà la liquidità. Vediamo la contropartita».
La chiosa
Tra tasse e non solo, i ristoratori avevano investito molto, in termini di adeguamento alla sicurezza. «Abbiamo sostenuto spese per adeguarci chiude Nikita Sergeev per seguire le prescrizioni e i protocolli a regola d'arte. E siamo increduli per questa situazione. La nostra categoria è stata paragonata ad altre che pure forse fanno più assembramenti: perché ad esempio il mio locale di 100 metri quadrati non poteva essere a norma, garantendo una distanza di 8 metri tra persone? Ne mettevamo solo 10».
Chiara Morini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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