ANCONA - “Una leadership, un programma e una coalizione di centrosinistra” nello schema del bipolarismo e dell'alternanza, “senza larghe intese, che sono un'eccezione faticosa e non la regola, e riguardano il Governo nazionale, non le Marche”. Francesco Comi, proclamato oggi segretario regionale del Pd dopo la vittoria (contrastata) alle primarie del 16 febbraio con il 77% dei voti, parla ad un'Assemblea regionale gremita: il presidente della giunta regionale Gian Mario Spacca e il presidente dell'Assemblea legislativa Vittoriano Solazzi seduti in prima fila fra assessori e sindaci, assenti invece Luca Ceriscioli, Matteo Ricci e gran parte dell'ala che si era battuta per un rinvio delle primarie e, parole di Ceriscioli, oggi “non riconosce” la segretaria Comi.
“Beghe personalistiche” da superare al più presto, tuona la responsabile Giustizia del Pd Alessia Morani, intervenuta per conto della segreteria nazionale.
La relazione di Comi ha toni pacificatori, e guarda alle elezioni regionali del 2015.
Sui costi della politica Comi rivendica i tagli già fatti, ma alza l'asticella: “dobbiamo eliminare i monogruppi, equiparare i compensi dei consiglieri regionali a quelli del sindaci di capoluogo, superare le indennità di funzione, spingere per una legge nazionale e una regionale che obblighino alla trasparenza e certificazione dei bilanci dei gruppi. Il sistema dei vitalizi va trasformato da retributivo a contributivo”.
Per i 'dissidentì l'offerta finale: “ci prendiamo due settimane di tempo per la nomina degli organismi dirigenti, allarghiamo la Direzione regionale da 30 a 45 componenti”.
“Nessuno di noi - conclude Comi - è titolare del partito. E il nostro avversario non è dentro di noi, ma fuori di noi”.