Tredici monache di clausura sfidano il Vaticano. Undici marchigiane, una maltese e una taiwanese - trasferite dal monastero di Sant’Angelo in Pontano inagibile con il terremoto a quello di Pienza in provincia di Siena - che dopo essere state commissariate dalla Santa Sede sono state diffidate anche dalla Diocesi che le ha accolte. Un idillio durato nemmeno sei anni, perché le suore benedettine guidate dalla badessa ascolana Diletta Forti - che prima di prendere i voti era una guardia della Forestale - hanno trasformato la regola dell’ora et labora in una missione 4.0. Intanto hanno aperto un sito (www.monesteropienza.it), altamente tecnologico e suggestivo, dove si raccontano e spiegano la loro missione.
Il sito, i social
Poi hanno attivato una pagina Facebook - Monastero Maria Tempio dello Spirito Santo - con 2.500 follower dove si invita a condividere «la nostra vita quotidiana, pregando e lavorando insieme a noi, per incontrare Cristo, scoprire il Senso della tua vita e trovare il riposo dello spirito».
Il delegato apostolico
Ma il Vaticano ha deciso di vederci chiaro e per dirimere la questione ha inviato a Pienza un delegato apostolico. Risultato: il 13 febbraio è arrivato il commissariamento e la decisione di sollevare dall’incarico la badessa Diletta per “decreto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita apostolica”. Ma qui comincia la resistenza delle suore 4.0, che hanno fatto quadrato attorno alla loro superiora spinte anche da un’onda social senza precedenti. I commenti solidali su Facebook si moltiplicano e anche le iscrizioni alla pagina aumentano.
La diffida
Fino a quando è arrivata anche la diffida ufficiale della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza e dell’Arcidiocesi di Siena per avere «posto in essere una serie comportamenti totalmente disallineati con la loro scelta di vita, in aperta violazione con le norme regolatrici del codice di diritto canonico e del loro ordine cui, per libera scelta, hanno prestato sincera ed incondizionata obbedienza». Diffida redatta dall’avvocato Alessandro Pasquanzi dopo il comunicato delle suore benedettine lanciato via social e affisso sul cancello del monastero: «La situazione è ben più complessa e articolata rispetto a quella descritta nel comunicato della Diocesi - scrivono le consorelle-. Questa Comunità monastica è stata accusata di disubbidienza e di resistenza alle disposizioni dei Superiori, mentre essa si è semplicemente rifiutata di dar corso ad un provvedimento che reca grossolane anomalie e vistose criticità di natura giuridica, tali da pregiudicarne la validità e l’efficacia».
Il tam tam mediatico va di pari passo con un braccio di ferro che si risolverà per vie legali. Le tredici suore si sono infatti rivolte all’avvocato ascolano Francesco Ciabattoni per tutelare diritti e ragioni: «Nei prossimi giorni mi recherò a Pienza per un incontro con la badessa e le suore - sottolinea l’avvocato - e approfondire i termini dell’azione legale». Il caso delle suore troppo social è destinato a fare giurisprudenza.