Suore troppo social, una badessa marchigiana (ex guardia Forestale) guida la rivolta contro la diocesi

Suore troppo social, un'abatessa marchigiana (ex guardia Forestale) guida la rivolta contro la diocesi
​Suore troppo social, un'abatessa marchigiana (ex guardia Forestale) guida la rivolta contro la diocesi
di Luigi Miozzi
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Sabato 25 Febbraio 2023, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 18:00

ASCOLI - Sarà l’avvocato ascolano Francesco Ciabattoni a difendere le tredici monache benedettine (alcune delle quali provenienti da Sant’Angelo in Pontano) del monastero Maria Tempio dello Spirito Santo di Pienza, in provincia di Siena, nel braccio di ferro che si è innescato con la diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza.

Quest’ultima lo scorso 13 febbraio ha notificato i decreti emessi dal Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le società di Vita Apostolica con i quali è stato disposto il cambio alla guida del monastero attualmente nelle mani di un’ascolana, l’abatessa Suor Diletta Forti. 


La scelta


Una scelta, quella di affidarsi al legale ascolano, dettata dalla professionalità e dall’esperienza di Ciabattoni e anche dalla fiducia determinata dal fatto di provenire dalla città.

Diletta Forti, infatti, prima di prendere i voti, viveva con la famiglia nella città delle cento torri e per alcuni anni è stata un’agente della Forestale.

Poi, la vocazione ha preso il sopravvento e alla carriera militare la ragazza ha preferito la vita monastica. Arrivata cinque anni fa alla guida del monastero di Pienza, ha voluto sin da subito dare una impronta con idee innovative molto social che, evidentemente, non sono piaciute ai vertici ecclesiastici che hanno disposto una “visita apostolica”, al pari di una ispezione. Sembrerebbe che a destare più di una perplessità in diocesi fosse stata la svolta social del monastero che già nel 2018 aveva aperto una propria pagina su Facebook dove venivano pubblicati post sull’attività delle benedettine e altri in cui si annunciava la possibilità per chiunque di poter sperimentare cinque giorni di clausura; oppure, l’aver destinato una parte delle celle di meditazione in stanze da destinare agli ospiti.

Attività che, dopo l’ispezione, ha indotto la diocesi a prendere provvedimenti e procedere al cambio della guida del monastero: «Alla data del 19 febbraio 2023 – ha scritto la diocesi toscana - non risulta che sia stata data esecuzione alle disposizioni dei decreti della Santa Sede. Ci auguriamo che presto si possa trovare un accordo che preservi il bene di tutti».

Non si è fatta attendere la risposta dell’abatessa e delle sue consorelle che si sono schierate al suo fianco: «La situazione è ben più complessa – la replica -. Questa comunità monastica è stata accusata di disubbidienza e di resistenza alle disposizioni dei superiori, mentre essa si è semplicemente rifiutata di dar corso ad un provvedimento che reca grossolane anomalie e vistose criticità di natura giuridica, tali da pregiudicarne la validità e l’efficacia. Per questo motivo il monastero ha ritenuto doveroso avvalersi delle tutele e delle garanzie del diritto canonico nelle sedi competenti, ritenendo la comunicazione inoltratagli priva dei requisiti che la renderebbero esecutiva. Non sono quindi le monache ad essersi rese responsabili della sua mancata esecuzione, come apoditticamente afferma il comunicato della diocesi».

A difendere le ragioni delle tredici benedettine sarà ora l’avvocato Francesco Ciabattoni: « Il problema non è se siano stati utilizzati i social; la differenza la fa il contenuto che viene pubblicato: se è positivo, l’uso dei social è altrettanto positivo. Ed in questo caso lo è sicuramente» dice il legale ascolano interpretando il pensiero di Suor Diletta. 

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